Rocco Gatto: un uomo che non si è piegato di fronte alla Mafia

Rocco è un mugnaio e vive a Gioiosa Ionica, un territorio su cui negli anni ’70 i clan malavitosi avevano pieno controllo.
Più volte qualcuno si reca al mulino di Rocco per chiedergli il pizzo, ma lui non cede mai alle richieste né tantomeno alle minacce. Il suo mulino viene bruciato ma lui continua a lavorare, ad essere una persona onesta, a non volersi piegare di fronte al sistema della corruzione.
Un giorno muore un capobastone, e il clan del posto impone il coprifuoco: quel giorno tutte le attività sarebbero dovute restare chiuse in onore di questa persona, che non rispecchiava assolutamente il tipo di persona che secondo Rocco avrebbe meritato rispetto, né da vivo, figuriamoci tantomeno da morto.
Oltre a rifiutarsi di chiudere la sua attività, Rocco denuncia anche il fatto alle forze dell’ordine, e questa è la goccia che fa traboccare il vaso.
Un giorno, mentre è alla guida del suo camioncino, qualcuno gli spara con un fucile caricato a lupara. Il camioncino fa ancora qualche metro, poi si ferma.
Qualcuno si ferma a soccorrere Rocco, ma ormai è troppo tardi, e viene tirato fuori dal veicolo già morto.
Le persone come Rocco Gatto dovrebbero essere ricordate, se non sempre, per lo meno abbastanza spesso, perché rappresentano il reale esempio di chi ha lottato per i propri ideali di giustizia, di chi per denunciare e combattere è stato disposto a rinunciare alla propria vita, di chi non ha mai piegato la testa ma quantomeno ha provato a cambiare le cose.
Rocco Gatto non ha niente in meno di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Le vittime delle mafie sono tutte uguali, perché hanno avuto tutte lo stesso destino, ovvero quello di incrociare la malavita durante il corso della loro vita, e prendere tutti la stessa decisione: combattere e non rimanere in silenzio. E questo è ciò che più conta.
Se solo ci fossero più persone coraggiose in questo mondo. Se solo tutti ci ribellassimo a questo sistema marcio e corrotto, allora le cose cambierebbero. Eccome se cambierebbero.

Ludovica Morico

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