Sergente Geoffrey Bowen: 24 anni dopo l’omicidio

La storia della ‘Ndrangheta in Australia, ha origini lontane. Per risalire alle prime manifestazioni, bisogna tornare indietro agli anni ’20. Allo scenario del Queensland, della guerra per il controllo dei mercati ortofrutticoli.
A gestire il commercio locale a quei tempi, era Vincenzo d’Agostino. Di origine calabrese. Tra il 1928 e il 1940, macchiò di attentati e omicidi le zone di Ayr, Ingham e Innisfal. Dieci i morti e più di trenta i colpi falliti.

All’epoca però ancora non si parlava di ‘Ndrangheta (come del resto anche in Italia), quindi venne spontaneo attribuire la colpa a un’organizzazione denominata “The Black Hand”, attiva anche in Canada.

Da lì, seguirono sprazzi altalenanti di caos e calma piatta. Periodi di stallo e ramificazioni silenziose, a cui puntualmente seguivano quelli di sangue e sparatorie. Cresceva il potere nel “Bel Paese” e aumentava l’insediamento nelle altre nazioni, dove la situazione andò man mano ad allinearsi e ad allargarsi.

Melbourne ovviamente era l’obiettivo principale e non ci volle troppo a centrarlo. Sostanze stupefacenti, armi, estorsione, prostituzione, falsificazione, gioco d’azzardo, traffico di armi, usura. Un’invasione spietata, senza sconti o esonerati. Senza troppi scrupoli, o incertezze.

Geoffrey Bowen, fu tra chi ne pagò più duramente le conseguenze.
Era un detective trentaseienne, che lavorava sull’insediamento delle ‘ndrine nel continente. Il suo gruppo era impegnato nell’operazione “Cerberus”, avviata nel ’92 dopo l’arresto di otto persone per droga. La mattina del 3 marzo doveva testimoniare in un processo contro Domenic Perre, un uomo delle cosche italo-australiane. Non ci arrivò.

Il giorno prima fu ucciso da un pacco bomba con materiale plastico potentissimo, che superò i controlli degli scanner. Inviato al quartier generale dell’ente anticrimine australiano NCA.

Pochi attimi. Una grande esplosione, una vita stroncata. La stessa che da tempo si operava per far emergere la verità, per far scudo a una legalità che oramai si era inclinata ed era assente da troppo tempo.

Sono Passati 24 anni. Il caso è rimasto irrisolto e la criminalità organizzata agisce ancora liberamente. In “casa” e fuori. Oggi come probabilmente domani; purtroppo.

di Sara Di Paolo

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