La forza invisibile delle mine

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Finalmente, un anno dopo, la città di siriana di Palmira è liberata dall’invasione  dell’Isis. La notizia positiva è che la città, patrimonio dell’Unesco, vivrà la sua quotidianità, avrà un grande flusso di turisti (non subito però) e lentamente ricostruirà il suo futuro. Come accade spesso in una guerra, considerando che in Siria è ancora in corso, la conta dei danni appare notevole non solo per la distruzione di opere d’arte, ma anche per la spargimento sul terreno di mine antiuomo. Attualmente è in corso un lavoro di gruppo di sminatori siriani e russi per liberare il campo velocemente.

Le mine sono armi velenose, piccole e soprattutto insidiose, tutti conosciamo gli effetti prodotti, ma nessuno (giustamente) ha idea di cosa significhi attraversare un campo minato con la paura di morire in un istante. Non possiamo immaginare neanche cosa sia quel boato tremendo prodotto dalle mine, oppure la visione di corpi sbrindellati e irriconoscibili. Tutto questo è terrificante. L’Isis ha raggiunto il suo scopo, ha lasciato una città nel terrore e ha affossato la popolazione locale.

Si fugge dalla guerra, dalla fame e dalle mine, i nostri stati vendono indirettamente armi all’Is e poi lo combattono in prima linea. La banalità del male è proprio questa, vive nel paradosso e si ramifica nell’odio. Le mine sono il risultato di questo assurdo scempio prodotto dall’uomo, si allontano da quell’idea di razionalità che coltiviamo a scuola sin da quando siamo bambini. Possiamo scrivere milioni di parole, ma ci saranno sempre uomini a mettere in discussione tutto questo. Milioni di manifestazioni contro la guerra e la vendita di armi, ma un nugolo di potenti in poco tempo deciderà le nostre sorti. Ci saranno ancora attentati, kamikaze imbottiti di tritolo e paura nel mondo se non cambieranno le politiche attuali. Mi torna in mente una frase di Carlo Collodi, che in uno dei suoi articoli sosteneva, in maniera ironica (a modo suo, insomma) l’assurdità dell’uomo che, crea ospedali, migliora le sue condizioni di vita,però allo stesso tempo fabbrica dinamite e panclastite che in un secondo tranciano di netto la gamba di un essere umano.

Il problema è sempre di matrice economica in quanto il mercato delle armi è fiorente, a quel punto gli stati aumentano la produzione ignorando i pericoli per la popolazione. Disinteresse o forse soltanto una sporca avidità rendono gli stati vittima di questo sistema. I governanti hanno benefici notevoli ma allo stesso tempo riducono i servizi per i cittadini, in tempi di crisi poi la propaganda gioca un ruolo notevole invocando l’uso delle armi. Siamo in un enorme circolo vizioso, che ritorna come un boomerang ogni volta che avviene una guerra, soltanto la cultura argina tutto il male. La stessa cultura che induce alla ripugnanza per la guerra, mediante la storia e la poesia ci ha aperto al significato delle morti causate dalle mine vaganti. Il dolore scaturito dalla lettura di racconti ci lascia increduli e attoniti, incapaci di poter far qualcosa. Di sicuro rimane la riflessione profonda, che spiega cosa significa la morte istantanea di un innocente sotto lo scoppio assordante di una mina.

 di Daniele Altina

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