Eccezionale veramente, come no

Camillieri

 

“Una battuta è un micro-racconto, e quindi vanno considerati anche ruoli attanziali e funzione comica.” (Daniele Luttazzi)

 

Se non capite la citazione di Luttazzi, non preoccupatevi, probabilmente non la capiva nemmeno lui. Quando il buon Bonolis prese una sua battuta, citandola a Striscia la notizia, Daniele non conosceva ancora i ruoli attanziali e l’allomorfismo topologico e si inviperì come una bisbetica, accusando Bonolis di aver copiato una gag dei suoi spettacoli, rovinando l’effetto sorpresa sul pubblico. Il dettaglio è che la battuta non era di Luttazzi, a meno di non giudicare che una mosca che scorreggi volando dritto, non costituisca fenomeno comico e irriverente totalmente diverso da una falena che scorreggi volando dritto, come recitava l’originale di George Carlin che Luttazzi aveva preso, senza dirlo a nessuno.

Sul pietoso caso di Luttazzi non è opportuno indugiare, in rete è possibile trovare tutto ciò che serve, dalla lista di comici defraudati, all’ingegnosa Caccia al Tesoro inventata per sostenere le sue posizioni, alle minacce di azioni legali all’innocuo Dr. Zap che gestisce uno sterminato archivio di battute umoristiche (senza scopo di lucro), alla formidabile incoerenza nel perseguire chi lo citasse senza pagargli i diritti d’autore per poi mostrare invece incredibile apertura quando i diritti erano quelli altrui.

Veniamo però ai giorni nostri, mentre Luttazzi appare, per fortuna, un piacevole ricordo del passato, portato alla ribalta solo dall’amico Travaglio ogni tanto ma messo alla berlina dai media, la scuola di pensiero di Daniele sta producendo i primi, notevoli risultati.

Un certo Matteo Colucci ha sottoposto ad una giuria di tutto rispetto uno sketch comico esilarante. La giuria era formata da tre giudici fissi: Diego Abatantuono, la cui verve comica è nota a tutti avendo inventato il personaggio che dà il titolo alla trasmissione e nient’altro, Selvaggia Lucarelli che è nota esperta di siparietti comici e Paolo Ruffini noto alle cronache per essere stato umiliato ai David di Donatello da Mastrandrea, Bellocchio e dalla Loren, quindi un comico passivo ma pur sempre uno del mestiere. A condurre, Daniele Cirilli. Chi è Daniele Cirilli? Chi è Daniele Cirilli? E che ne so io, pare abbia fatto qualche spettacolo allo Zelig ma è accreditato come comico anche lui, garantito.

Matteo Colucci, memore del successo e dei soldi fatti da Luttazzi, ha ben pensato di prendere uno spettacolo di Carlin (che tanto è morto e non farà causa a nessuno) e replicarlo, paro paro, a questa giuria di esperti, non solo i termini ma anche le movenze e le espressioni del talento statunitense, garantendosi a man bassa (è il caso di dirlo) l’accesso in finale.

Qualcuno fa notare la cosa sui social, smerdando, se mi è concesso il termine, sia il copione, sia la giuria di pseudo esperti che si è fatta menare il naso così malamente. Colucci non ha nulla da perdere e cavalca l’onda, replicando che la sua è una reinterpretazione dei pezzi di Carlin. Ecco, si tratta di ruoli attanziali e allomorfismo topologico, per dirlo alla Luttazzi. Che poi non ci sia alcuna reinterpretazione ma una copia pedissequa di contenuti e mosse, quello non ha importanza. Si poteva dirlo prima, anziché aspettare di esser sgamati, ma diciamo che era una Caccia al Tesoro anche questa e morta lì.

Ciò che è peggio, è che Ruffini anziché tacere, come pare abbiano fatto gli altri giudici, si infogna replicando oscenità sui social. Uno dei suoi interventi recita, testuale: “Sai quante persone raccontano le barzellette di Gino Bramieri?
E quanti fanno il pezzo della macchina da scrivere di Jerry Lewis?
Io non ci trovo niente di scandaloso. Nessuno si scandalizza se un cantante esegue una cover, non capisco cosa ci sia di strano se un concorrente esegue un pezzo di un altro comico.”

A suo dire quella di Colucci è una cover. Dimenticando che le cover pagano diritti agli autori originali, dichiarano apertamente la fonte e che il termine va utilizzato opportunamente. Ad esempio, era più sensato dire che Eccezionale veramente è una cover di La sai l’ultima? se, di fatto, l’intento non è quello di mostrare talenti comici ma solo barzellettieri che citano Bramieri o Jerry Lewis. Che poi, parlando di citare il pezzo della macchina da scrivere di Lewis, a mia memoria l’ultimo che l’abbia fatto è stato, guarda il caso, proprio Daniele Luttazzi.

C’è un altro piccolo dettaglio che Ruffini dovrebbe conoscere in quanto giudice del programma e che lo rende, col suo intervento, nel migliore dei casi un ignorante sprovveduto e nel peggiore, un bugiardo in malafede, ed è che il Regolamento del programma recita alle pagine 8 e 9, relativamente a Garanzie e Manleve che il concorrente si impegna a garantire:

[…] “b) l’originalità e la novità di tutti i pezzi comici da lui proposti e

interpretati nel corso del Programma;

  1. c) che non si avvarrà di contributi creativi, anche solo integrativi,

resi da soggetti terzi (fatta eccezione per i contributi creativi realizzati dagli autori del Programma)” […]

Ergo: l’attuale forma fisica di Carlin, dichiarato ufficialmente morto nel 22 giugno del 2008, lo rende soggetto non idoneo a fornire contributi creativi come autore del Programma, sempre ammesso che pur essendo idoneo avrebbe acconsentito a mettere la sua faccia accanto a quella di tolla di Ruffini. In altri termini, Colucci andava candidamente espulso.

Nessuno, attualmente, ha però rivendicato il valore di tale Regolamento. Né il programma, né la rete che lo ospita, né tantomeno i giudici o il conduttore.

Per concludere, una bella mattina mi trovo un messaggio su Messenger. Premetto che sono tra quelli che ha sputtanato pesantemente questo caso ma non l’ho scoperto io. Sta di fatto che una persona coinvolta nella vicenda ha tenuto a dirmi che mi ringraziava per aver smascherato quell’impostore, che è dispiaciuta perché non sapeva che il pezzo era di Carlin e, in buona sostanza, che ci teneva a specificare di avere molta più dignità, pudore e rispetto, per gli autori veri, di Ruffini&Co.

Siamo in Italia signori, i modelli vincenti sono raramente quelli eticamente puliti.

di Marco Camillieri

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