Storia della festa del 1° maggio

Mario Guido Faloci

Dai martiri di Chicago ad oggi: una festa dei lavoratori in discussione

 

Sono passati quasi 130 anni da quando August Spies pronunciò le sue parole, prima di essere giustiziato: “…verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi soffocate con la morte!”

Eppure, anche se ciò per cui lottavano lui e gli altri attivisti americani, si è poi affermato nel mondo occidentale, non si può dire che il sacrificio dei militanti uccisi allora, abbia ottenuto totalmente giustizia.

Il 5 settembre dell’anno 1882 la Knights of Labor, associazione non-radicale e non-sindacale che promuoveva lo sviluppo sociale e culturale dei lavoratori, tenne la sua prima manifestazione per promuovere l’estensione a tutti del diritto ad una giornata lavorativa di sole otto ore.
Ispirandosi a questa mobilitazione, anche sindacati, movimenti socialisti ed anarchici americani, aderirono a tale rivendicazione, ponendo però nel 1° maggio la giornata a questo dedicata. Ma solo dopo i fatti del maggio 1886, questa data venne scelta definitivamente.

Il 3 maggio di quell’anno, nella città di Chicago, i lavoratori erano in sciopero e si erano pacificamente raccolti all’ingresso della fabbrica di mezzi agricoli McCormick. Chiamata a disperdere quell’assembramento, la polizia sparò sui manifestanti, uccidendone due e ferendone diversi altri.
Il giorno dopo gli anarchici locali, promossero una manifestazione nell’Haymarket square (piazza che ospitava il mercato delle fabbriche agricole), per scioperare e protestare contro la brutalità della polizia. Intervenute nuovamente, per controllare quell’assembramento pacifico, le forze dell’ordine si trovarono coinvolte in scontri sanguinosi, iniziati quando uno sconosciuto lanciò un ordigno proprio contro di loro, uccidendone uno. Nel caos che ne seguì, la polizia cominciò a sparare sulla folla e oltre ad un numero imprecisato di manifestanti, vi furono altre 7 vittime tra i poliziotti, caduti sotto il tiro incrociato di proiettili dei propri commilitoni.

A seguito delle indagini e del processo che ne seguì, la giuria con una sentenza molto discutibile e totalmente “ideologica”, condannò a morte sette degli imputati. L’11 novembre del 1887, per quattro di loro fu eseguita la condanna a morte: Albert R. Parsons, Adolph Fischer, George Engel e August Spies. Un quinto condannato, Louis Lingg, si suicidò in carcere la sera prima della condanna. Per altri due, Samuel Fielden e Michael Schwab, fu concessa la grazie a la condanna fu commutata in ergastolo.

Durante i lavori della Seconda Internazionale, il 20 luglio 1889, fu istituita la giornata del 1° maggio, in onore di quelli che furono chiamati i martiri di Chicago e per portare avanti le rivendicazioni dei diritti di tutti i lavoratori.
Da allora, in tantissimi paesi, il primo maggio è diventata oltre che una festività, anche un momento di riflessione sui temi legati al mondo del lavoro.

Ma, se da allora si è affermato il limite della giornata lavorativa di 8 ore e si sono ottenuti sempre più diritti per i lavoratori, il sogno che tutto ciò fosse esteso a tutti, non si è mai realizzato. Inoltre, negli ultimi anni, nei paesi più avanzati ed economicamente più progrediti, si va assistendo ad una progressiva erosione delle conquiste sindacali, sin qui ottenute: il job act in Italia ed il progetto loi travail in Francia, ne sono degli esempi recentissimi.

La questione principale, sta nel fatto che proprio la fame di benessere della popolazione, dei paesi più avanzati, ha fatto sì che non vi sia mai stato interesse a che i diritti dei lavoratori fossero estesi in tutti i paesi del mondo. E, questa mancata solidarietà, come un boomerang si sta ritorcendo contro i lavoratori con più tutele che, sotto il “ricatto della competitività” vanno perdendo gradualmente le tutele sin qui ottenute, in decenni di lotte sindacali.
Sarebbe bene che, in questo primo maggio, si riflettesse proprio su questo.

di Mario Guido Faloci

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