Maniaci dell’informazione

Camillieri

Diciamolo pure, c’era poco da restare allibiti. Se nelle commissioni antimafia si ritrovano persone vicine a dei mafiosi, come stupirsi se qualche giornalista, simbolo della lotta alla malavita, possa finire nell’occhio del ciclone per aver giocato sporco.
Eppure, ascoltando le intercettazioni riguardanti Pino Maniaci, si è sentito come un arresto nell’aria, un tiro di fiato è rimasto in gola a tanti che su di lui avrebbero potuto scommettere i propri valori. E li avevano scommessi davvero.
Non esistono eroi puri, persino i santi hanno qualche macchia da farsi perdonare ma sentire un paladino della lotta ai soprusi, chiedere denaro ad un sindaco, in quei termini, genera sconcerto. C’è poi un assunto, non a tutti noto, per cui il patentino di perseguitato dalla mafia in Sicilia valga oro.
Il video o “lo spot”, come lo ha chiamato Ingroia, confezionato dai Carabinieri è abbastanza persuasivo, mostra un quadro d’insieme quasi artefatto, tant’è perfetto, facendo emergere un uomo vittima del suo testosterone, del suo ego, un uomo che sputa sulle istituzioni definendo Renzi uno stronzo e che afferma di barare persino sulla morte dei suoi inermi cagnolini. Un mostro? Non è necessario ma basta il sospetto per far crollare l’immagine del gigante Maniaci.
Ammetto che lo sconcerto e il dubbio ha colto un po’ tutti, persino i più affezionati a Pino ma si è preferito aspettare un po’, lasciar decantare la cosa e, soprattutto, attendere di sentire l’altra campana. Sul sito Partinicolive.it, è arrivata finalmente la conferenza stampa di Maniaci e molti, me compreso, ci siamo subito detti: “vediamo che s’inventa adesso per giustificarsi”.
Ecco, l’atteggiamento era quello che il video diffuso dai Carabinieri voleva insinuare, dare per scontata la colpevolezza e partire dall’assunto che Pino dovesse provare la sua innocenza. Una forma di giustizia al contrario, a cui ormai siamo tanto avvezzi da trovarla persino naturale. Cosa ancor più grave, questo atteggiamento è generalizzato ed è lo stesso assunto dai giornalisti che intervistavano il direttore di Telejato o da alcuni pm che partecipano alle indagini. Durante l’intervista alcuni cronisti quasi pretendevano che l’imputato, perché questo era, mostrasse loro il filmato dell’assassinio dei suoi cani o rispondesse ad una domanda tendenziosa e oscena come: “Lei reputa che sia più sincera una deposizione spontanea o una risposta concertata con gli avvocati della difesa?” Che razza di domanda è?
Maniaci ha risposto a tutti e a tutto, se le risposte non soddisfano è un altro discorso ma ha precisato alcuni punti che sono oggettivamente condivisibili e che reputo giusto tributargli, essendo io, tra quelli che istintivamente lo hanno condannato subito dopo la visione del filmato dell’Arma.
È indubbio che lo stralcio riguardante la conversazione con Renzi fosse assolutamente ininfluente e penalmente irrilevante, allora perché inserirlo?
È indubbio che la storia dei cani, accettata o meno la sua versione, fosse penalmente irrilevante e che nessuno si sia preoccupato di verificare come siano andati i fatti. Pino denunciò ignoti, non denunciò il marito dell’amante. Se poi al telefono voleva sfruttare la cosa per portarsela a letto una volta di più, è umanamente sbagliato ma non ha nulla a che vedere con storie di estorsioni.
È altrettanto indubbio che nessuna prova è stata fornita per dimostrare l’estorsione malgrado Maniaci sia stato preso in una retata mafiosa ed accostato, almeno mediaticamente, alla peggiore feccia mafiosa. Tutt’altro, è stata la difesa di Maniaci a premurarsi di mettere a disposizione tutte le registrazioni dei telegiornali di Telejato degli ultimi 3 anni, chiedendo di mostrare questo cambiamento di toni o il presunto ammorbidimento della linea dura verso il Sindaco di Partinico o di Borgetto in seguito alla dazione di denaro. È grave che la Procura non ricerchi sia le prove dell’innocenza che quelle della colpevolezza, come sarebbe suo dovere, ma solo le seconde. Com’è grave che un pm affermi che l’antimafia può fare a meno di Maniaci, prima che le indagini preliminari e l’eventuale processo arrivino ad una condanna.
Un’ombra è stata gettata sulla figura del giornalista ed è innegabile che il clima di sospetto abbia portato anche ad un allontanamento, ad una perdita di fiducia, se prima eravamo tutti pronti a giocarci qualsiasi cosa sull’operato di Maniaci, adesso è calato un silenzio pesante.

di Marco Camillieri

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