The Artist – Michel Hazanavicius

di Marco Camillieri

The Artist può disturbare e forse anche annoiare. Disturbare perché è autocelebrativo, a tratti compiaciuto e persino affettato, annoiare perché, di fondo, la storia raccontata è pur sempre un polpettone in bianco e nero con musica classica in sottofondo. Tutto il resto, però, è oro colato ed occorre darne atto, gli attori sono straordinari, la colonna sonora ottima, la trama interessante ed il film è, in buona sostanza, un prodotto al momento unico. Non è solo l’uso del bianco e nero, è il contesto del bianco e nero che viene raccontato; lo spettatore è costretto a ragionare come si faceva prima dell’era del sonoro, a capire che non è semplice raccontare senza dire, soltanto utilizzando “smorfie” e mimica. C’erano altri attori nel muto, questo è vero, tutti dalla grande forza espressiva e tutti incredibilmente fotogenici ed alcuni furono letteralmente spazzati dall’arrivo del sonoro, come se un’onda d’urto li avesse cancellati dalle locandine dei cinema in un immaginifico boato tecnologico. Il caso più illustre fu sicuramente quello di Buster Keaton ma non fu certo l’unico. The Artist racconta questo e lo fa con la tecnologia moderna ma col linguaggio passato, un compito tutt’altro che semplice. Il bianco e nero è perfetto pur nei forzati sfavillii, il sonoro impeccabile ma la sensazione è proprio quella di vivere dentro quegli anni ed assistere alla rappresentazione di un momento storico, che poche pellicole hanno messo a fuoco così bene. Stupenda, poi, la scena in cui lei si lascia abbracciare dal soprabito del suo amato, pieno solo del profumo di lui. Un abbraccio tenero, romantico e commovente; forse il momento più poetico ed emblematico dell’intera pellicola. È un gran film, forse non per tutti i palati ma un gran film davvero, realizzato con una tecnica sopraffine e con due attori eccezionali. Jean Dujardin buca lo schermo, ha un sorriso che illumina la scena e nel finale regalerà anche una grande performance in movimento mentre, dall’altra parte, c’è una Bérénice Bejo squisita e dalla grande mimica, degna delle grandi icone del passato. Persino il mediocre John Goodman appare perfetto per il suo ruolo. Da vedere, poco dopo l’uscita in sala era già un cult per gli appassionati.

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