Non si può stare alla finestra

Quando ti guardi intorno e vedi solo scelte individuali, disimpegno, vite ricche solo di consumi.

Si diceva “percentuali bulgare”, ricorda l’eretico, quando gli elettori votanti erano il 98 per cento o anche più, per significare una scelta obbligata, senza libertà. Ma erano tempi in cui anche da noi per le elezioni politiche si registravano percentuali elevate. Nel 1963 il 92,9, nel 1972 il 93,1, e ancora nel 1992 l’87,3. Poi, con regolarità, sempre alle elezioni politiche, si è registrata una forte diminuzione dei votanti. Che furono nel 2006 l’83,6%, nel 2008 l’80,5% e nel 2013 il 75,2%.

Senza poi riferirsi ai giorni nostri, osserva l’eretico. L’ultimo dato di elezioni generali  (per il parlamento europeo) è quello del 2014, quando in Italia i votanti sono stati meno del meno del 60 per cento, per l’esattezza il 58,69%, con una percentuale molto vicina a quello delle elezioni comunali del 5 giugno scorso (poco più del 61%).

Verrebbe da pensare, dice l’eretico, che in qualche modo la diminuzione possa essere legata all’abolizione di una legge del passato che prevedeva la sanzione di scrivere “non ha votato” sul certificato di buona condotta. Che forse aveva una utilità, quella di affermare che quel voto, il voto politico, era diverso da quelli sempre più frequenti nella nostra (in)civiltà dei consumi, (come per scegliere le proposte di “canzonissima” o per escludere un partecipante a “il grande fratello)”.

Un voto diverso. No, più importante, è quel voto,  Anzi, forse decisivo. Ma non ce ne rendiamo conto. Ci prendiamo il nostro diritto di non votare e non sentiamo il dovere di esserci, di scegliere per solidarietà verso chi sta peggio.

L’eretico pensa al voto di domenica prossima in Italia, per i sindaci di grandi città e non solo. Sarà una scelta che può essere inutile, con l’esperienza del passato. Ma può essere anche importante, decisiva, se si pensa alle cose che si vogliono, che si debbono fare. E come farle. Un villaggio olimpico è diverso se è pensato come una disponibilità di appartamenti  per gli amici e gli amici degli amici, oppure come un “campus” per gli studenti delle fasce di povertà (tre milioni di famiglie in Italia) o per gli invisibili senza fissa dimora (più di ottomila, a Roma). Si, quelli che dormono alla stazione coperti da cartoni o dentro vecchie macchine senza targa, quelli che puzzano perché non hanno posti per lavarsi (salvo le docce di papa Francesco a piazza S.Pietro), quelli che sono senza fissa dimora e quindi non possono avere documenti, non possono lavorare o rivolgersi ai servizi sociali o neppure avere un medico di base. Che non possono avere la tessera elettorale e non quindi non possono votare.

Ecco, si deve sentire il dovere di farlo, anche per loro.

L’eretico pensa al “Brexit”, al voto del 23 giugno in Gran Bretagna, dove votarono già nel 1975, quando venne confermata la scelta del governo di entrare nella allora “Comunità Economica Europea”. Ora voteranno (con sondaggi che danno una netta prevalenza per l’uscita dalla “Unione Europea”), non si sa in quanti. Quale che sia la scelta che faranno, c’è da augurarsi che siano in tanti, in tantissimi, a farla. Astenersi è stare fuori dalla storia, una  storia che ha visto l’Europa in pace nei propri confini negli ultimi settanta anni.

Oggi nei paesi del G8 si combatte in altro modo, con la finanza, con l’economia, è l’ovvia constatazione dell’eretico. Ormai da settimane le borse sono in fibrillazione e lo “spread” italiano (con gran disappunto del ministro Padoan) è tornato stabilmente a quota 140. E il “grande vecchio” della finanza tedesca e dell’UE, Wolfgang Shaeble, ha già detto che, in caso di uscita, la Gran Bretagna può levarsi dalla testa di poter ancora usufruire dei vantaggi del Mercato Comune.  E c’è da temere che, come sempre,e in ogni caso, le spese le faranno sempre gli ultimi, la povera gente.

Anche negli Stati Uniti d’America, non poteva dimenticarsene l’eretico, si voterà ad ottobre per la Presidenza.  L’affluenza negli Usa (è un dato storico che in qualche modo ha influenzato altri paesi nel mondo) è sempre bassa, e di più, di non semplice acquisizione, perché non si hanno, come da noi presso il Ministero dell’Interno, dati ufficiali. Nel 2008, prima elezione di Obama, votarono il 57,5 per cento degli aventi diritto al voto, molti di più (forse perché era la prima volta di un “non bianco”) dei votanti del 2012, che furono il 49,1 per cento. Sono complicate le procedure, negli Usa, già a partire dalla formazione delle liste elettorali. Ed è noto che, nonostante si tratti del paese considerato il modello per la democrazia del mondo, il sistema elettorale sia più congeniale alle fasce medio-alte della popolazione.

Ma è poco comprensibile, nota l’eretico, il fatto che cento milioni di persone, forse anche più, non andranno a votare per eleggere la persona più potente del mondo; che esse pensino che non li riguarda se la Presidenza per i prossimi 4 anni, sarà  data a Hillary Clinton, per la prima volta una donna, con una innegabile esperienza di politica nazionale e internazionale o  a Donald Trump, un multimiliardario che reagisce alla strage di Orlando dicendo che sarebbe stato diverso se tutti i convenuti fossero stati armati, che pensa sia logico che si venda ad un pregiudicato un’arma d’assalto che spara 45 proiettili al minuto. “I care”, dovrebbe essere un dovere morale nei confronti di tutte le donne e gli uomini della terra, altro che l’astensione!!

Infine, non poteva dimenticarlo l’eretico, in Italia avremo prossimamente anche noi una scadenza di voto: quello del referendum sulla riforma della Costituzione, a ottobre (salvo possibili conseguenze del Brexit).

Se ne già parlato, se ne parlerà ancora di più nei mesi a venire.

Ma una cosa sarebbe importante: che tutti, tutti quelli che oggi per incuria, per supponenza, per protesta non votano, non vanno a votare da anni, si rendessero conto del dovere di esprimersi su un testo approvato in fretta da una maggioranza raffazzonata.

Un sì, un no a quella riforma non ha senso se passa senza il consenso ampio, motivato, convinto dei cittadini.

Come non ha senso parlare di democrazia diretta se poi si lascia ad altri di decidere per noi.

No, dice l’eretico, è un dovere impegnarsi. Non si può, non si può stare alla finestra!!!

L’eretico

Print Friendly, PDF & Email