Conti, sconti e…Brexit!

Guido faloci

Quando un referendum arriva al momento giusto

In democrazia, il popolo è sovrano, anche quando decide “nel modo sbagliato”, anche quando esercita il suo sacrosanto diritto di voto, senza sapere bene cosa fa.
Come stiamo sentendo in questi giorni da economisti ed esperti, le ripercussioni a medio e lungo termine potrebbero essere catastrofiche, per il Regno Unito. Però, le motivazioni del referendum sostanzialmente non sono mai state in piedi: dell’ondata di migranti che sta invadendo l’Europa, non ancora uno è sbarcato sull’isola di Britannia e, come ha svelato la figuraccia del leader dell’UKIP Farage, difficilmente quanto spendono gli inglesi per finanziare l’UE, finirà nel loro sistema sanitario.
La cosa che dovrebbe fare più riflettere, ha un antefatto storico datato 1984: allora, il premier Margareth Thatcher ottenne quello che fu chiamato “Rimborso Britannico”, cioè una restituzione (=sconto) di circa 3,8 miliardi di euro all’anno, di quanto il Regno Unito dovrebbe versare all’Europa. Le motivazioni addotte dalla Lady di Ferro, erano fondamentalmente due: che il contributo all’UE finanziava al 71% le politiche agricole (dalle quali la Gran Bretagna traeva scarsissimo beneficio) e che allora l’Inghilterra fosse il secondo paese più povero dall’Unione. Ma, da allora ad oggi, le cose sono via via sempre più cambiate e se le politiche agricole, oggi, rappresentano solo il 39% del budget comunitario (cosa che annulla virtualmente la prima motivazione), attualmente la Gran Bretagna non è più il penultimo paese dell’Unione, anche per l’entrata di numerosi paesi dell’ex Europa dell’est (cosa che fa decadere la seconda motivazione).
Già nel 2005, prima delle aperture ad est, l’allora Premier Tony Blair, era pronto ad accettare una…riduzione del 20% del contributo, per il periodo 2007-13, ma a patto che quanto versato in più non fosse stato usato per le politiche agricole. Ma non se ne fece niente.
Certo, è ben strano che quando i tempi per l’annullamento di un simile sconto, erano ormai più che maturi, l’Inghilterra abbia provato ad usare lo spauracchio del Referendum per la Brexit, per contrattare nuove condizioni di favore per restare nell’Unione. Ancora strano è che, oggi, dopo una decisione popolare molto poco consapevole, in cui molti politici europeisti non si sono spesi più di tanto, il Regno d’oltremanica si stacchi dall’Unione, per non pagare dazio; ancor più strano è che questo cerchi di ottenere comunque nuove condizioni di favore, pur stando fuori dall’UE, paventando ulteriori ripercussioni negative per il resto d’Europa, se queste non fossero concesse. Ed è altrettanto strano che anche il capo dei separatisti, Farage, cerchi fino all’ultimo di presenziare le sedute del Parlamento Europeo.
E’ quindi comprensibile che un politico di vecchio stampo (e di buona memoria), quale il presidente della Commissione Europea Juncker, consapevole degli sconti dati al Regno Unito, di tutto il potere concessogli nell’unione (ultimo il ruolo di commissario europeo alla Stabilità finanziaria, servizi finanziari e mercato unico dei capitali ad un paese che ha la moneta europea, maggiore concorrente dell’euro), si sia indispettito delle manovre inglesi, post referendarie.
La Brexit, comporterà tantissime conseguenze, che ancora non sono state calcolate e che dovranno essere risolte con una buona trattativa circa il “dopo”. Ma di certo, consentirà alla Gran Bretagna di uscire dall’Unione Europea, in tempo per non assumersi gli oneri che di logica le spetterebbero. Per questo sarà importante che, anche per scongiurare “l’effetto domino”, che porterebbe alla dissoluzione dell’Europa, in fase di veloci trattative per questo divorzio, si pongano dei ferrei paletti che penalizzino fortemente i furbetti: l’Unione, per non sfaldarsi non dovrà vendicarsi dell’affronto subito, ma dovrà non farsi calpestare politicamente, con accordi ferrei che dissuadano altri eventuali approfittatori.
Ma la speranza che non tutto sia economia e opportunismo, ancora c’è, perché molti giovani inglesi non volevano questo distacco, perché anche nel Regno Unito di oggi, c’è stato qualcuno che è morto per un ideale che non aveva confini e bandiere: Jo Cox.

di Mario Guido Faloci

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