Il vino è la Poesia della terra

Martina

“Il vino è la poesia della terra”. Potrei averlo letto su un libro, ma me lo dice Ettore in una notte di scirocco di inizio estate. Una maglia verde ed un calice di Aglianico tra le mani, Ettore mi spiega con la stessa passionale carnalità di cui si potrebbe parlare di una donna quel vino rosso che ora mi sale alle narici. “ Il vino giusto emoziona, quello sbagliato insegna”, mi dice. Inizio a sospettare che sia un poeta in cerca di ispirazione trasvestito da sommelier. Il mio palato non è così raffinato da poter dialogare con la profondità di quel vino che ora mi scivola sulla lingua. Ma appena Ettore me lo spiega, qualcosa nel cervello e nel cuore si accende ed inizio a sentire la storia di quella terra, di quei profumi, di quegli aromi che hanno portato quella magia rossa fino a me. Non si parla del vino come una cosa astratta, il vino racconta la storia della terra da cui è nato, è la poesia della terra. Sto ancora pensando alle parole che quel suolo vulcanico mi ha appena sussurrato quando mi imbatto in un Sonetto. Quattordici versi, endecasillabi di Primitivo di Manduria. Denso, corposo vapore di una terra amata dal Sole. Tondi, lussureggianti rubini rossi mi scendono al cuore, sono in Puglia, tra gli allegri alberelli salentini. Claudio è di quelle parti, per lui non è solo un vino da presentare, mi sta aprendo le porte di casa sua e lo sta facendo con eleganza.
Ancora poesia in vetro: accanto al Sonetto, un’elegia ed un madrigale. La natura ci sta restituendo la sua storia, la sua poesia. C’è un po’ di confusione intorno a me, mi chiedo se tutta questa gente che si è affannata a cercare l’abito giusto per la serata, stia con lo stesso ostinato desiderio ad ascoltare quei profumi di vita buona. La musica è sbagliata, va detto. Il jazz è la musica della vita buona e questo ritmo martellante rischia di allontanarci da noi stessi. No, stasera resto in ascolto. Ci sono. Ecco, deve essersi accorta di me. Una violetta profumata di leggera innocenza mi viene incontro. Ruché di Castagnole Monferrato. Resto in ascolto. Di Roberto e di quel garbato, accogliente modo in cui mi sta presentando il suo vino, della memoria che mi rimanda serate di vicoli e di rime. Appena pochi giorni prima era stato un Sabbie dell’Etna a portarmi altrove, persa su una nuvola di profumo avvolgente, un soffio di ciliegia. Roberto è bravo, è stata la garanzia di queste mie passeggiate su e giù per le parole di questa nostra terra. Anche ora potrei essere ovunque, entrando nelle storie che questi vini desiderano raccontarmi. Vado, torno, sono ancora qui. Il Tevere scorre sotto il battito inesorabile della musica. Ci torno anche il prossimo anno al Vinòforum, ci torno di sicuro.

di Martina Annibaldi

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