Attentato a Nizza. Ottanta morti

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Un camion bianco, nella notte del 14 luglio, è stato trasformato in uno strumento di morte. A Nizza la Promenade des Anglais è affollata quando il terrorista si lancia a 80 km orari sulle persone, uccidendo bambini, donne, uomini, raccolti sul lungomare per assistere allo spettacolo dei fuochi d’artificio.

Un fiume di persone corre, si sposta per cercare scampo alla morte. La follia omicida sul bianco camion raccoglie le sue vittime. Non è possibile fermare quel franco tunisino se non uccidendolo. E’ un uomo conosciuto per reati comuni, di trentuno anni, nato a Nizza, il cui documento d’identità sarò trovato sul sedile. Un uomo che adesso si trova davanti le stesse persone che ha ucciso. Morte nel suo stesso giorno, per sua scelta.

La Francia di Hollande è nuovamente sotto attacco, in una notte simbolica, quella del 14 luglio. L’alba che sta sorgendo illumina una città deserta, con uomini della gendarmerie lungo la strada, alla ricerca dei complici che, al momento, si sospetta siano tre.

Decine sono i morti, maciullati dal peso di un mostro bianco, alla cui guida era un nemico del mondo. Non un nemico della Francia, ma del mondo. Perché il ripetersi di attentati è identico in ogni luogo. Si uccidono gli innocenti, si rapiscono le donne, si fanno esplodere bambini nei mercati, con azioni dimostrative di una forza che non c’è. Non c’è un progetto che possa essere accettato dietro queste azioni, non c’è la futura libertà di un popolo, non c’è, in fondo, un progetto di vita ma solo un’esaltazione della morte e il tentativo di imporre una visione di violenza e vendetta, portando la guerra in un mondo che, solo da pochi decenni, non conosce guerre.

E stranamente nasce una nuova solidarietà. Mentre si è sotto attacco si aprono le porte delle case, per dare rifugio a chi fugge dal terrore. Si offre aiuto. Nell’ombra della sera mani si tendono per aiutare chi non ha la forza per allontanarsi, per correre via. Alcuni francesi hanno cercato anche di fermare il terrorista, con un tentativo di assalto al camion. L’uomo ha sparato contro di loro. Solidali tutti contro chi si scaglia, per odio e con odio, verso gente disarmata e sola.

Sulla strada una bambola, vicino ad corpo esile,coperto da un telo dorato. Pare che i bambini uccisi siano tanti. E’ questo il risultato vero del terrore. Il dolore che non ha motivo di essere. Non importa dove e chi viene colpito, il terrorista avrà sempre torto, in ogni nazione del mondo, perché in fondo è solo uno strumento di morte nelle mani di chi gli ha tolto la capacità di pensare.

di Patrizia Vindigni

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