La linea sottile tra eroe e zimbello

LambertoQuando al termine di Italia-Germania, un Andrea Barzagli in lacrime diceva che di questa squadra non si sarebbe ricordato nulla, sbagliava.
E sbagliava di molto soprattutto a giudicare dall’entusiasmo e dall’ironia con cui il web si è accanito su Simone Zaza e Graziano Pellè, e sui loro rigori. Una corsetta lenta e irriverente per il primo, un cenno in cui mimava la traiettoria del pallone per il secondo. Due errori. Italia a casa.
L’intento di entrambi era però chiarissimo: deconcentrare Manuel Neuer. I tiri dagli undici metri si giocano tutti sul piano mentale, della psicologia. Un passo in meno o un sorriso in più possono decidere il tutto. Se lo ricordano bene i tifosi della Roma, il cui sogno di alzare al cielo la Coppa Campioni si andò a schiantare, nel 1984, contro il portiere del Liverpool Bruce Grobbelaar, che di stare fermo sulla linea di porta proprio non riusciva a stare. Anzi ballava, passeggiava, saltava. Bastò questo per far sbagliare Conti e Graziani e regalare la coppa agli inglesi.
Ma lo sa bene anche Jorge Pinto, ex secondo portiere del Barcellona, che in campionato contro il Malaga mimò all’avversario: “Occhio, mi butto a sinistra”. L’attaccante ci casca, tira da quel lato e Pinto para.
Dopo quel gesto Pinto è diventato un mito. Ma c’è bastato pochissimo perché le cose non andassero bene. E se l’attaccante avesse tirato dal lato opposto? E se il portiere si fosse buttato al contrario e avesse subito gol?
Così è successo per Pellè, che si consola con un contratto con lo Shandong Luneng, squadra cinese che gli verserà 40 milioni di euro di ingaggio per due anni. Con quella mossa, a detta sua, puntava a far star fermo Neuer. Se avesse segnato, per di più con il cucchiaio, sarebbe diventato il nuovo eroe nazionale. Lo stesso vale per Zaza, che gli amici chiamano “Follia”. Forse, questa volta, ne ha messa troppa, ma se dopo quella rincorsa avesse buttato giù la porta i tedeschi lo avrebbero ricordato per sempre.
Il problema è che adesso, che ne dica Barzagli, a ricordarlo per sempre saremo noi.

di Lamberto Rinaldi

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