Dalla Magliana alla ‘ndrangheta: l’ombra dell’usura sulla giustizia

Salvo«Sono trent’anni che faccio ‘sto mestiere»: una frase, questa, che all’apparenza sembrerebbe innocua, anzi esemplare, dal momento che fa pensare a un lavoratore instancabile. Purtroppo però che il “mestiere” di cui si parla è l’usuraio e che quella frase è in realtà un’intercettazione, dalla quale trapela una fitta rete di affari loschi che – udite udite – chiamano in causa esponenti di spicco della nota Banda della Magliana.
A pronunciare quelle parole è Roberto Castroni, pensionato, che braccio destro di colui che, secondo la Procura della Repubblica di Roma, rappresenta il personaggio-chiave della vicenda: Giovanni Benedetto Stranieri, ex maresciallo dell’Arma dei carabinieri e ora avvocato. E’ grazie a Stranieri, infatti, che il giro di affari vantava la presenza del clan della ‘ndrangheta Grande Aracri, in quanto uno di essi (il boss Nicolino, detto anche “Manuzza”) lo aveva scelto come legale.
Una liason tra l’avvocato e la criminalità organizzata calabrese alquanto pericolosa, tanto da influenzare perfino l’esito di un processo presso il noto Palazzaccio (in effetti, la sentenza contro “Manuzza” otterrà un rinvio a giudizio grazie anche all’appoggio della sorella di Stranieri, Lucia, anch’ella avvocato). Nelle carte dell’inchiesta si fanno pure i nomi di Manlio Vitale detto “Er Gnappa” e di Giuseppe De Tomaso detto “Sergione er Ciccione”, nonché del “Presidente” Oberdan, che tuttavia è morto nel 2012.
Proprio a quell’anno risale l’indagine “Old Cunning” (“Vecchia volpe”) della Dia di Roma, che coordinata dalla Procura capitolina ha portato alle intercettazioni di Antonio D’Angeli, pensionato alla pari di Castroni ma vero e proprio terminale dei soldi che poi venivano prestati. A partire da lì, gli inquirenti scoprono ben presto che tra le vittime di Stranieri figurano politici come Antonio Aumenta (La Destra), a cui vengono prestati 7.500 euro, o imprenditori come Giorgio Heller (presidente di “Roma Capitale Investments Foundation”.
A quest’ultimo, in particolare, Castroni rivolge minacce esplicite: «Giorgio, il tuo comportamento non mi piace; voglio vedere se mi cerchi o ti devo venire a cercare». Ci sarebbe poi, anche un’intercettazione che fa riferimento a un incontro avvenuto tra Castroni e alcuni magistrati nei pressi della stazione Termini. Sedici gli arresti fin qui effettuati, divisi a metà tra carcere e domiciliari, per un totale di ben ventotto indagati; chissà che il numero non sia destinato a crescere.

di Massimo Salvo

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