Bruciata viva

Patrizia

Vania Vannucchi era una donna di 46 anni, uccisa pochi giorni fa dal suo ex, che ha pensato di legarla a sé, per sempre, dandole fuoco. Pare non accettasse la fine della loro relazione. In realtà ciò che risulta impossibile da accettare è che un uomo si armi di benzina per dare fuoco alla propria ex compagna. E in questo conteso, con altre morti sullo sfondo, c’è ancora chi, dopo l’ennesima donna uccisa, contesta l’uso della parola femminicidio perché, in fondo, sempre di omicidio si tratta.

In realtà la diversità di situazione va sottolineata perché, quando si parla di femminicidio, si intende collegare quell’uccisione ad una cultura di dominio, mancanza di rispetto per le scelte della propria ex donna, senso del possesso portato all’estremo, tutte situazioni che riportano ad una mancata evoluzione culturale e, perché no, spirituale di alcuni uomini, di una parte importante e rilevante della società.

La reazione all’abbandono può essere inevitabilmente di dolore, lo stesso vale per il tradimento o per qualsiasi altra situazione che possa distruggere un precedente equilibrio ma il dolore, la disillusione non possono essere usati come motivazione e giustificazione per un’azione violenta e fortemente distruttiva come l’omicidio.

Donne di qualsiasi età e ceto sociale si ritrovano sul tavolo di un obitorio, corpi martoriati e senza più possibilità di scelta. Un ex ha scelto per loro, per sempre. Una donna ogni due, tre giorni viene uccisa, con modalità cruente e quasi mai imprevedibili.

La coscienza della diversità di questa situazione, la sua sottolineatura, dovrebbe servire a far crescere un nuovo sentimento e anche un nuovo modello educativo. Un modello in cui essere lasciati o traditi non implica e non necessita di lavare con il sangue l’onta dell’abbandono, un modello in cui si impara a gestire la propria rabbia, a canalizzarla, a farla sbollire semplicemente perché sono situazioni che fanno parte della vita, esperienze dolorose che non possono comportare il sentirsi padroni della vita altrui.

I genitori, non solo le donne, insegnino ai propri figli il rispetto della vita, la tutela della propria compagna. Le storie come quelle di Vania Vannucchi dovrebbero diventare il ricordo di un’era antica, un ricordo vergognoso e quasi molesto alla mente.

Vania ha commesso un solo errore, se di errore si può parlare. Ha ritenuto che l’uomo che non la lasciava in pace, che non si rassegnava alla sua perdita, fosse incapace di farle del male. E non ha raccontato cosa le stava accadendo, pur avendo la possibilità di farlo. Si è illusa, come tante, di poter fronteggiare la situazione perché pensava di conoscere il suo “nemico”. E lui ha preso della benzina, gliel’ha versata addosso e l’ha bruciata viva.

L’addio a Vania a Lucca è stato sentito e la città è stata invasa dal colore rosso di palloncini e magliette, contro ogni violenza. Vorremmo sperare che non si ripeta, ma senza educazione e cultura, senza un cambiamento sociale, accadrà ancora. E poi ancora …

di Patrizia Vindigni

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