Vignette d’agosto, referendum d’autunno

Ferragosto!

Da più di duemila anni festeggiamo questo giorno: la vacanza dedicata all’Augusto Imperatore romano, la festa più pagana che abbiamo, nonostante coincida con la festa cristiana dell’Assunta (ma chi se ne ricorda, tra sdraio e ombrellone?). La vacanza totale. Aziende, scuole, negozi, governo e parlamento: tutto è chiuso.

Solo ed unico, il solerte ministro dell’interno, per antica tradizione, si fa immortalare dai Tg al suo posto di lavoro.

Perciò i mass media sono un po’ in crisi. Nonostante le guerre che incrudeliscono nel mondo, con contorno di popolazioni assetate e bombardate con la raffinata sinergia di esplosivi e gas tossici, nonostante le olimpiadi con le loro gioie e dolori, i giornali hanno difficoltà a riempire tutte le pagine. Ormai, sta esaurendosi anche il pompaggio del caso AMA-assessore Muraro: anche le balle tendono a sgonfiarsi con il passar dei giorni… ma bisogna pur riempirli, i giornali e i Tg!

Da quando esistono i giornali, esiste il problema di riempirne le pagine anche in questo mese vacanziero: in tempi più ingenui, qualche cronista tirava fuori l’avvistamento di un mostro marino (si chiamavano “serpenti di mare” e, bene o male, riempivano qualche colonna). Oggi, fortunatamente, abbiamo una risorsa in più: le polemiche inutili. Così, si sono tutti lanciati a far polemica su una vignetta – certamente un po’ sessista – riguardante la ministra Boschi. Una vera pacchia: si potevano riempire i giornali polemizzando sulla vignetta, e glissare sulle parole della ministra. Che, diciamocela tutta, aveva infilato una serie di corbellerie, quasi a voler eguagliare una sua collega, famosa per i neutrini attraversanti il tunnel tra Ginevra e il Gran Sasso. Certo, non è facile eguagliare la Gelmini! Ma vediamo un po’ che cosa ha detto la Boschi, nel tentativo di emularla.

“Abbiamo scelto di rispettare in toto la procedura prevista dall’articolo 138 della Costituzione per modificarla”: come dire che rispettare la costituzione è una libera scelta, un’opzione, non un obbligo preciso per chi, come lei, sulla costituzione ha giurato. Comunque, grazie di esservi degnati di rispettarla.

“Questo ha significato scegliere la strada più dura”: e daje, con la fissa della scelta!

“Ma ora è un elemento di forza anche rispetto a chi propone di votare No buttando via due anni di lavoro e ricominciare daccapo”. Allora cosa fatta capo ha? E a che cosa servirebbe il referendum confermativo? E perché mai il suo partito si è anche attivato per raccogliere le firme, che ad altro non servono, se non a correre questo terribile rischio? Forse, non sarà il caso di sottoporsi ad una visitina da un neurologo bravo?

“Ma questo vuol dire non rispettare il lavoro che il Parlamento ha fatto: sei votazioni con maggioranze che hanno sfiorato il 60%”. E qui le do ragione. Brava Boschi!  Infatti, per quel lavoro lì, io non ho nessun rispetto, e non credo di essere il solo. D’altronde, anche la banda della lancia termica lavorava sodo per mettere a segno un colpo; ma non si può dire che facesse proprio una cosa rispettabile. Certo, il Parlamento non fa quel tipo di mestiere, perciò permettetemi di spiegare bene perché do ragione alla ministra.

L’attuale parlamento è stato più volte definito come un parlamento di nominati, più che di eletti. Poteva sembrare una definizione di parte, pretestuosa. Invece no: la Corte  Costituzionale ha sancito, con serie argomentazioni, che la loro elezione è avvenuta con un mezzo incostituzionale – la legge elettorale allora vigente – non per niente definita porcellum dal suo stesso ideatore. I motivi di incostituzionalità risiedono proprio nel fatto che il porcellum non consente ai cittadini la scelta dei loro rappresentanti o, come giustamente si dice negli USA, dei loro delegati. E i nostri “onorevoli”, tutto sono fuorché delegati degli elettori: delegati, semmai, dalle segreterie di partito o, in altri termini, nominati. Se un parlamento così irregolare legifera per metter mano alla carta costituzionale – oltretutto sul tema della rappresentanza, su cui sembra, per ovvi motivi, particolarmente impreparato – fa un lavoro che, nonostante la rispettabile durata, non merita rispetto alcuno. Anzi, se vogliamo essere precisi, fa un vero e proprio abuso. Così come, per le medesime ragioni, è stato un abuso voler fare la nuova legge elettorale. Diciamola tutta: chi ha accettato di esser nominato in parlamento con il porcellum non è proprio il caso che si occupi né di legge elettorale né di riforme costituzionali.

Ecco perché ha ragione la ministra quando parla di mancanza di rispetto.

Però, anche Riccardo Mannelli, l’autore della vignetta, ha i suoi torti.

In questi giorni, Renzi ha finalmente scoperto le carte, dichiarando che la riforma non è farina del suo sacco, né del sacco della Boschi: l’autore – o l’ispiratore – è niente di meno che il presidente emerito Napolitano. D’altronde, basta sentirli parlare, per capire che i due ragazzi poco ne masticano di costituzione (in Italia, si sa, sono sempre i nonni a sorreggere i giovani, con le loro idee se non con le loro pensioni). E allora, Mannelli facesse le vignette su Napolitano! È troppo facile prendersela coi burattini, anzicchè col burattinaio!

di Cesare Pirozzi

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