Che centra Totti con Italo Calvino?

lamberto

Quando Italo Calvino moriva, nel 1985, Francesco Totti aveva appena nove anni. Giocava nella Smit Trastevere, categoria esordienti ma età di un pulcino. Non si conoscevano, ovviamente, e forse non si sarebbero mai conosciuti. Eppure qualcosa li unisce.

Una linea sottile che va da Marcovaldo all’assist per Dzeko, dal Barone Rampante al gol alla Sampdoria, da Pin al cucchiaio contro la Lazio. Calvino parlava di bellezza e di letteratura. E nel suo ultimo lavoro, Lezioni Americane, fissa le virtù di quest’ultima: esattezza, rapidità, molteplicità, leggerezza e visibilità. Cinque elementi del romanzo e delle opere letterarie.

Dopo quarant’anni di vita, e venticinque di calcio, Totti, come uno bravo scrittore, lo scarpino al posto della penna, il pallone al posto del foglio bianco, usa gli stessi elementi in campo.

ESATTEZZA

“Mezzo passo fatto in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloce o troppo lento e mancate la presa” diceva Robert De Niro in Ogni Maledetta Domenica. E il calcio, come tutti gli sport, è una scienza fatta di centimetri e di secondi. Come i passi da fare prima di tirare un calcio di rigore. Come il tempo per cui guardi negli occhi il portiere. Chiedetelo a Totti. Italia-Australia, Mondiali del 2006. Un centimetro in più di rincorsa e potresti arrivare scoordinato. Un secondo di più a guardare il lato scelto e l’avversario potrebbe capire. Ci vuole un tiro esatto: la giusta rincorsa, la giusta attesa, la giusta forza. Palla sotto all’incrocio.

RAPIDITÀ

Di rapidità nel calcio ne esistono tante. Quella delle gambe la perdi con l’età, quella di pensiero rimane sempre la stessa. A venti come a quaranta anni. “Totti gioca due minuti in anticipo rispetto agli altri” ha detto l’allenatore del Crotone Davide Nicola. L’ultima vittima della velocità del numero 10. L’assist per Dzeko è un inno all’esattezza e alla rapidità allo stesso tempo. Il romanista va incontro al pallone, lo aspetta, lo riceve, con l’altro occhio (quello oltre i soliti due) vede il compagno che parte. Un tocco rapido, esatto, preciso. Dzeko è solo davanti al portiere. Gol. Tutto in una manciata di secondi.

MOLTEPLICITÀ

Avere un ingegno “multiforme” è prerogativa dei grandi eroi. Lo era Ulisse, ad esempio. Totti lo è a modo suo, nella sua arte. Ha segnato in tutti i modi possibili: su rigore e di testa, da calcio d’angolo e su punizione, di sinistro e di destro, da dentro e da fuori l’area, di cucchiaio e di potenza, di piatto e di collo. Anche di ginocchio, se non dovesse bastare.

LEGGEREZZA

xx minuto del derby di Roma. La Lazio conduce per 2 a 1. Holebas dalla sinistra fa partire un cross verso il secondo palo. Stefan Radu, anni 28, vede Francesco Totti, anni 39, alzarsi in volo. Un salto leggero, un’acrobazia per acciuffare quel pallone e mandarlo, rapido e preciso, in rete. Leggi della fisica stravolte. E anche quelle dell’età.

VISIBILITA’

Giano aveva due volti, uno per guardare il futuro, l’altro per vedere il passato. Totti ha due paia di occhi. I primi normali, comuni. Gli altri stanno dietro al testa. Servono a vedere spazi che altri non vedono. A percepire movimenti e traiettorie. Il “no-look”, guardare da una parte e mandare la palla nell’altra, è una mossa che ora impazza sui campi di mezzo mondo. C’è chi la faceva quando ancora non era una moda.

di Lamberto Rinaldi

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