Franchising Olimpiadi

Lamberto“L’importante è guadagnare” avrebbe detto oggi Pierre de Coubertein, padre dei moderni Giochi. Padre di quella fabbrica di soldi che sono le Olimpiadi. Sponsorizzazioni e pubblicità, diritti televisivi e d’immagine, premi per gli atleti, investimenti per gli enti pubblici, lavoro per i privati. Una fucina di interessi, di accordi, di guadagni. Un po’ come una partita a poker, dove puoi vincere molto ma anche perdere tutto.

Lo sapevano gli stessi padri fondatori dei Giochi. Nel 1896, prime Olimpiadi dell’era moderna, la sede prescelta fu Atene, a rimarcare l’origine nobile e classica della rassegna. Re Giorgio I chiese che la capitale greca fosse sede fissa dell’evento, per evitare lo spreco di risorse e di strutture. Ma nel disegno di de Coubertein i Giochi Olimpici non dovevano avere patria, dovevano girare per tutto il mondo.

Fu un’intuizione geniale che creò ben presto un vero e proprio franchising. Il Cio, Comitato Olimpico Internazionale, non fa altro che vendere il diritto di ospitare le Olimpiadi ai vari paesi, stringendo accordi con gli sponsor ufficiali e incassando miliardi dalle emittenti di ogni paese.

La vera forza dei Giochi infatti sta proprio negli spettatori: quelli che seguono l’evento dal vivo (e che quindi spendono per: biglietto aereo, hotel, ingresso stadio, cibo e vari annessi e connessi) ma soprattutto quelli che seguono da casa. 42,3 milioni, ad esempio, gli italiani che hanno acceso la tv sui canali Rai per Rio2016. Numeri che facevano gola alle aziende per mettere in mostra il loro prodotto e che hanno sborsato in tutto 37,5 milioni per spazi pubblicitari. La rete nazionale proponeva pacchetti da 102.000 euro per 36 spot al giorno, e da 1.318.000 euro per 141 spot di cui 60 in prima serata.

Ma la pubblicità non si fa solo in televisione. Alle Olimpiadi le star sono gli atleti, il loro corpo è la più grande vetrina che si possa desiderare. Guardate Bolt, l’uomo più veloce del mondo. Scarpe Puma al piede durante una diretta seguita da tutto il mondo. 10 milioni di fatturato annuale dall’azienda.

I più grandi ricavi arrivano invece dalle infrastrutture. Alloggi e stadi, impianti sportivi e viabilità. Giri d’affari impressionanti a cui guardano con interesse i maggiori investitori del mondo. In Brasile, ad esempio, ottenere i permessi per costruire era più facile e più veloce rispetto a tutti le altre città candidate. E poco importa se a Rio servivano più ospedali e scuole che campi e piste d’atletica.

di Lamberto Rinaldi

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