Massomafia, la Mafia silenziosa

MartinaLa mafia non è più quella delle coppole e delle lupare. Qualcuno tenta di ripeterlo già da qualche tempo. Noi, da queste pagine, lo ripetiamo già da qualche tempo. È di pochi giorni fa la nuova inquietante analisi proposta dal Procuratore Generale di Palermo, Roberto Scarpinato, in occasione del Insolvenzfest – Dialoghi interdisciplinari sull’insolvenza.
Scarpinato ricostruisce il quadro di una mafia ormai passata da essere un’organizzazione criminale ad essere una vera e propria azienda “ che offre sul mercato beni e servizi”, tanto da creare “accettazione sociale”.
Accettazione sociale, sì. Perché accanto al traffico di stupefacenti o allo sfruttamento della prostituzione ( beni che riscontrano peraltro un’altissima richiesta tra le fasce di cittadinanza più disparate), la mafia immette sul mercato tutta una serie si servizi utili alle imprese a prezzi stracciati ( basti pensare al caso della ‘Ndrangheta nel Nord Italia). Un sistema che permette agli imprenditori di “abbattere i costi di produzione e massimizzare i profitti”. Un profilo mercatista della mafia, insomma, che le permette di ridurre al minimo sia il tasso di violenza ( che non conviene mai al buon andamento degli affari) sia il tasso di rischio, lasciando tutte le attività più rischiose nelle mani della bassa manovalanza.
Quella a cui ci troviamo di fronte è, secondo il Procuratore Generale di Palermo, una mafia di “Terzo livello”, divenute praticamente indistinguibile all’interno del tessuto sociale.
Una sorte di aristocrazia mafiosa, un’oligarchia così lontana ed evoluta rispetto alla comune idea di mafia da rendere del tutto inefficaci gli strumenti giuridici a disposizione delle autorità.
La chiama Massomafia, Scarpinato. Una superstruttura all’interno della quale confluiscono colletti bianchi, mafiosi evoluti, massoni, imprenditori (la ‘Ndrangheta, secondo l’analisi fornita, ormai non sarebbe nient’altro che un prolungamento della massoneria).
Si tratta di “Nuove forme criminali che nascono dall’ibridazione di segmenti della classe dirigente che praticano in modo sistematico il crimine, per esempio attraverso la corruzione, e aristocrazie mafiose”. Questa “elite criminale”, lavora fianco a fianco con la classe dirigente, ricoprendo un ruolo fondamentale in materia di Giustizia e usufruendo di un enorme potere decisionale in materia di grandi affari come quelli relativi alla privatizzazione di energia ed acqua.
“Va a finire che non si sa più se abbiamo davanti il concorso esterno di amministratori pubblici negli affari sporchi della mafia o il concorso esterno dei mafiosi negli affari sporchi dei colletti bianchi”.
Una mafia silenziosa, che divora da dentro una Stato inetto ed inerme.

Di Martina Annibaldi

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