I bambini muoiono ad Aleppo

patrizia

Aleppo è ancora un punto esistente sulle mappe. Una città che negli ultimi mesi ha conosciuto l’assedio di tutte le forze esistenti sul campo, governative, filo-governative, ribelli, e, in un ordine che non tiene conto delle alleanze, Russi, Americani, Arabi, Corea del Nord, Iran, Quatar, Gran Bretagna, Francia, Turchia per cui, se volete fare un giretto da quelle parti, probabilmente avanza del posto per altre braccia armate.

Aleppo oggi è polvere, sangue mischiato a sangue, distruzione, cadaveri smembrati. Bombe anti bunker che distruggono rifugi in cui si nascondono anche i bambini, che poi rivediamo in foto sconvolgenti, feriti, ricuciti, portati in braccio da fratellini più grandi, stretti in un abbraccio doloroso, nel tentativo vano di scacciare la paura. I loro occhi sembrano più grandi, forse perché l’orrore che hanno visto, la fame che stanno soffrendo, la terribile sete, il frastuono delle esplosioni, il camminare per strade demolite da anni di rivolta e guerra (civile o internazionale?), li porta a fissarsi con un’intensità diversa negli occhi di chi li incontra.

Non possiamo sapere se i fotografi che li immortalano in un’immagine, provano dolore nell’incontro. Sembrerebbe inevitabile. Sono così piccoli e indifesi. Sono fragili e nati, più o meno, quando è iniziato il conflitto in Siria. Sono fragili, giovanissimi e molti di loro non arriveranno a vedere ancora molte albe, molti di loro si sono già ricongiunti alla madre terra, in un abbraccio che ha il sapore dell’ingiustizia degli uomini contro l’innocenza. Muoiono i bambini di questa città. Se riescono a fuggire con i loro cari li attendono giorni di cammino verso nazioni poco accoglienti. Li attendono il mare, il deserto , l’indifferenza degli uomini verso la sofferenza. Uomini più fortunati non comprendono quanto breve sia il passo tra la sicurezza del quotidiano e un cumulo di macerie da cui allontanarsi.

I numeri dei bambini morti in questi sei anni di conflitto fanno tremare il cuore. Oltre 13.000 bambini si contavano nei primi mesi del 2016 e a questi, ogni giorno, si sono aggiunte nuove vittime. Piccoli che muoiono senza, a volte, avere accanto nessuno. I genitori sono già morti, si sono dovuti separare o le bombe sono cadute in un momento di lontananza. Sono morti e muoiono così … in un boato, in un crollo, ammazzati da qualche folle o da qualche proiettile in cerca di una vittima. Uomini armati contro innocenti, impossibilitati a difendersi. In una delle ultime foto che li ritraggono un bambino porta in braccio, forse, la sorellina, ancora più piccola di lui. Tra tonnellate di macerie. E domani sarà lo stesso giorno, la stessa paurosa alba degli ultimi sei anni.

di Patrizia Vindigni

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