Gli animali selvatici del nostro territorio

Fois

Spesso, quando pensiamo agli animali che popolano le nostre campagne, ci viene in mente la tipica immagine della fattoria ideale, con l’allevatore che si prende cura delle proprie bestie.

Il bestiame da reddito, ovvero da allevamento, comprende molte specie, tra le quali bovini, ovini, suini, polli, api, animali d’ acquacoltura e molte altre.

Tuttavia, in questo articolo, focalizzeremo l’attenzione su tutti quegli animali che non prolificano nelle nostre fattorie ma che vivono allo stato naturale, e con i quali, ciò nonostante, spesso abbiamo a che fare.

Molto spesso, quando si pensa alla campagna, centinaia di domande affollano la mente, la maggior parte delle quali proprio riguardanti gli animali selvatici. La curiosità ovviamente, non riguarda soltanto le tipologie di specie presenti, ma anche la loro possibile pericolosità e cosa fare in caso di incidenti. Ma quali animali possiamo incontrare nei nostri boschi e nelle nostre campagne?

A causa della bonifica del suo territorio, che ha portato alla scomparsa di numerose zone boschive, la fauna ha subito notevoli modifiche e diverse specie si sono spinte nella parte appenninica e subappenninica. Nonostante ciò,è ancora possibile incontrare tassi, linci, camosci, cervi, donnole,     scoiattoli, faine, martore, caprioli , volpi, lontre ed addirittura ci sono stati avvistamenti di orsi e lupi. L’animale più presente è senza dubbio il cinghiale.

Il problema dell’ aumento smisurato di animali è da attribuire in primo luogo al ripopolamento a scopo Venatorio. L’introduzione smisurata e priva di controllo degli animali, ha fatto si che questi si riproducessero senza tener conto dei principi base della pianificazione faunistica. Oggi sono in molti a

lamentare sconvenienti incontri con questi possenti suini. Tuttavia, nonostante la stazza, i cinghiali non sono particolarmente pericolosi. Possono mostrarsi aggressivi nel momento in cui si sentono minacciati. I problemi maggiori derivano dalla mancanza di spazio naturale, che li spinge a spostarsi verso i centri abitati Sono state esplorate diverse soluzioni per arginare questa invasione, ma ad oggi il problema dei cinghiali è ancora lontano dall’ essere risolto.

In Italia gli unici serpenti velenosi in grado di causare una sintomatologia significativa appartengono al genere Vipera. Questi animali sono timidi, paurosi e tendono ad evitare ogni contatto con l’ essere umano. Le specie di vipere che si possono incontrare in Italia sono quattro: Vipera Aspis, V. Berus, V. Ammodytes e V. Ursini. La V. Aspis, comunemente chiamata aspide, è l’ofide velenoso più comune nel nostro Paese, nonché il responsabile del maggior numero di morsi. Va ricordato che le vipere prediligono luoghi abbandonati, dove la presenza umana è più scarsa o, meglio ancora, assente. E’ bene quindi tenerlo presente quando ci si allontana dai sentieri più battuti per inoltrarsi in zone più isolate.

Come riconoscerle? E’ un serpente lungo circa un metro di color grigio-marrone a volte anche rossastro o giallastro. La caratteristica principale che la distingue dagli altri suoi simili è l’avere la testa più larga rispetto al resto del corpo e soprattutto è a forma triangolare; inoltre le sue pupille sono verticali e non rotonde. E’ un animale che d’inverno va in letargo e, quando in primavera si risveglia, il suo habitat ideale sono le pietraie e l’erba alta, soprattutto nelle giornate molto calde che seguono periodi di pioggia.

Cosa fare in caso di morso!

Prima di tutto mantenete la calma e il sangue freddo; se non sarete in grado di farlo, non riuscirete a tranquillizzare la vittima che è una delle principali azioni da svolgere se non la più importante. Detto questo, fate sdraiare la vittima e cercate di impedire al veleno di diffondersi per l’organismo. E’ molto utile spremere la ferita immediatamente dopo il morso per cercare di farne uscire il maggior quantitativo possibile. Se la parte colpita è un arto bisogna

applicare e stringere con un laccio o una cintura la parte a monte del morso all’incirca 5 centimetri più in alto. Deve essere stretta a sufficienza per bloccare la circolazione linfatica, quella attraverso la quale il veleno si diffonde più velocemente. Verificate però che si riesca a sentire il battito del cuore a valle del laccio che quindi non deve essere molto stretto. Più indicata sarebbe una fasciatura molto più stretta a monte del morso, sino alla fine dell’arto. Ridurre al minimo i movimenti; se possibile steccare l’arto e fare in modo che la zona colpita rimanga sempre più bassa rispetto al cuore. Per aspirare il veleno ci sono in commercio delle apposite coppette aspiratrici che sarebbe opportuno e saggio portare nello zaino. Se non le avete non preoccupatevi.

Lavate la ferita con dell’acqua ossigenata o acqua soltanto, bendatela con un indumento pulito: sarebbe meglio una garza sterile. Ovviamente occorre poi raggiungere l’ ospedale più vicino il più velocemente

possibile. Va comunque detto che nel nostro paese praticamente non si riscontrano ormai da tempo vittime di morso di vipera.

di Giovanni Antonio Fois

 

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