Mio zio malmenato e arso vivo

Luca

A due settimane dall’aggressione, restano gravi le condizioni di Giuseppe Scarso – don Peppe – l’80enne ricoverato al reparto Rianimazione dell’ospedale Cannizzaro di Catania per le violenze subite da tre ragazzi che lo hanno dato alle fiamme.

Il caso – solo l’ultimo in ordine cronologico – denuncia un fenomeno, quello del maltrattamento degli anziani, cui non si dà sufficientemente peso. E pensare che è dall’inizio degli anni 80 che si parla di una sindrome ben precisa da ‘Abuso sull’Anziano’ – detta Elderly abuse syndrome – una spirale che porta un individuo – spesso con la complicità di un ‘branco’  – ad accanirsi contro il più debole. Si stima che i casi occulti siano cinque volte quelli denunciati. In Europa sono 37 milioni gli anziani che hanno subito qualche forma di abuso. Di questi, circa 29 milioni sono stati vittime di maltrattamenti fisici, 6 milioni di abusi finanziari, un milione di abusi sessuali. Si stima che ogni anno, nella civile Europa, circa 2.500 anziani muoiano come conseguenza delle vessazioni subite.

Perché su una realtà ampiamente diffusa – quanto sommersa – non si spengano i riflettori, abbiamo voluto esprimere la nostra solidarietà al nipote di don Peppe, Salvo Scarso, al quale abbiamo chiesto, intanto, notizie sulle sue condizioni.

Ieri siamo riusciti a stabilire un primo contatto attraverso piccole sollecitazioni cercando un cenno da parte sua e quel cenno è arrivato: ha aperto gli occhi e ci ha riconosciuti, oggi ha fatto anche piccoli gesti! Tutto questo ci lascia ben sperare nonostante la direzione sanitaria consideri le condizioni generali molto gravi e non si pronunciano su possibili scioglimenti della prognosi.

Ci sono novità sul piano investigativo? Preso di mira da ragazzi, pare che questa volta ad agire siano stati giovani più grandi di 20-25 anni.

Sulla vicenda vige il massimo riserbo da parte degli investigatori che si dichiarano fiduciosi. Posso solo dire che le indagini hanno avuto sicuramente una svolta molto importante;  forse, decisiva.

Nelle 48 ore precedenti l’aggressione finale, suo zio aveva denunciato di essere stato molestato due volte: l’ultima, addirittura, con il lancio di liquido infiammabile. Una sorta di prova generale della spedizione punitiva del giorno seguente. C’è stata – a suo giudizio – una generale sottovalutazione della vicenda?

Cominciamo col dire che le aggressioni a mio zio “Peppe”, riconducibili a persone da identificare – riferite al periodo che va dal 28 settembre al 1 Ottobre – sono state tre e tutte condotte con liquido infiammabile. La prima appiccando il fuoco dietro la porta di casa, il 29 lo zio sporge denuncia ai Carabinieri del Comando Provinciale di Siracusa. Il 30 i balordi riescono ad entrare in casa e a gettare del liquido infiammabile sullo zio, ma evidentemente disturbati, dalla reazione dello zio o da qualcos’ altro, fuggono e lo zio viene soccorso dal 118 per lievi ustioni al collo.

La cosa incredibile è stata che il 118, la sera della fatale aggressione, è intervenuto in ritardo perché credeva si trattasse di una burla avvenuta l’indomani del loro intervento  allo stesso indirizzo e per la stessa persona. Quando, finalmente, mio zio arriva in ospedale le sue condizioni sono apparse subito gravi poiché, oltre alle ustioni molto evidenti che hanno coinvolto la testa, la nuca le spalle e parte del torace, ha avuto una grave crisi respiratoria a causa dei fumi ingeriti. Il calore, poi, gli ha attraversato tutto l’apparato respiratorio. E’ stato necessario trasportarlo all’ospedale “Cannizzaro” di Catania, in quanto l’unico dotato di reparto dedicato ai grandi ustionati, i medici hanno chiesto il ricovero in  Rianimazione, attesa la gravità dei traumi interni. Lamento, però, il fatto che il trasferimento è stato deciso 12 ore dopo l’arrivo di mio zio all’Ospedale Umberto 1° di Siracusa e lo stesso è stato organizzato in Ambulanza , quando il Cannizzaro è dotato di Elisoccorso con ben 2 eliambulanze. Questo in merito all’intervento sanitario: della sottovalutazione da parte delle forze dell’ordine c’è poco da dire poiché gli eventi si sono susseguiti in un tempo così breve da non permettere alcun intervento repressivo.

 

Lei ha giustamente parlato di “barbarie”. Se dovesse, un giorno, poter parlare con gli aggressori di suo zio cosa pensa direbbe loro? Potrà mai perdonarli?

Le rispondo brevemente poiché questo è argomento che ci porterebbe lontano e, a ritroso, fino alla mia generazione quando ai miei nonni davo del LEI. Mi auguro che LORO abbiano compreso la gravità del fatto altrimenti siamo veramente alla “ FRUTTA”: sono poche le  possibilità rimaste a questa società di recuperare i valori del vivere civile. Da loro, quindi, vorrei sapere solo il perché di tanta “BARBARIE”. Con i loro genitori, invece, vorrei proprio avere un confronto per individuare e analizzare i comportamenti devianti dei loro figli. Questo vorrebbe essere il mio personale contributo per attenuare quel fenomeno dell’ “Elderly abuse syndrome” che, ormai da tempo, ci dice che gli anziani sono vittime – silenziose – di una violenza assurda e nascosta.

Grazie

di Luca De Risi

 

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