Morire di freddo

Fois

Siamo nei mesi più freddi dell’anno, il gelo è arrivato e comincia a mietere le prime vittime. Centinaia di persone girano per la capitale per le altre grandi città della penisola in cerca di un riparo. Invisibili alle persone che gli passano accanto, uomini e donne lottano ogni giorno per combattere la fame per il freddo. In molti credono che la vita di strada sia una scelta ma si sbagliano. Specialmente nei periodi di crisi tantissime persone rimangono senza lavoro, senza una casa, senza speranze e senza futuro. Si ritrovano così a vivere di espedienti, arraffando ciò che si può nei secchioni e mendicando qualche spicciolo.

Adesso che è arrivato il freddo vento della tramontana, i cosiddetti clochard si apprestano ad affrontare i giorni più difficili dell’anno, costretti a combattere ogni giorno tra la vita e la morte.

Sono sempre meno le associazioni rivolte all’assistenza dei senza tetto e, come abbiamo avuto modo di vedere nel caso dell’ultima inchiesta mafia capitale, il business dei poveracci è sempre terreno fertile per le speculazioni. Nessuno al giorno d’oggi rivolge le proprie attenzioni ai più sfortunati e quei quattro soldi che il governo riesce a racimolare se li pappano i furbacchioni di turno.

Occorre rivalutare l’esigenza di dare aiuto a chi ne ha bisogno, senza fare appello ad alcun tipo di morale religiosa. Bensì, ciò che si vuole far presente, è che uno Stato sociale non può lasciare persone senza mangiare e senza un tetto. Ne va della credibilità dell’intero Stato.

di Giovanni Antonio Fois

 

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