Processate faccia di mostro

L’agente Nino Agostino e sua moglie Ida Castelluccio, sono stati assassinati il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini, la pista delle indagini conduce all’ex poliziotto Giovanni Aiello detto “Faccia di mostro” e ai mafiosi Gaetano Scotto e Salvino Madonia, boss di Resuttana. Proprio sul loro ruolo si sono concentrati i nuovi accertamenti espletati dai pm nell’ultimo anno. Il pentito Vito Galatolo parla dei rapporti tra Scotto ed esponenti della polizia di Stato e dei servizi di sicurezza. In un’altra occasione, a febbraio scorso, in un confronto all’americana nell’aula bunker dell’Ucciardone, Vincenzo Agostino ha riconosciuto Aiello come l’uomo che venne in motocicletta a cercare suo figlio pochi giorni prima dell’omicidio.
L’avvocato Fabio Repici ha inviato una memoria ai pm Vittorio Teresi, Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia (gli stessi del pool trattativa Stato-mafia) sollecitandoli ad “assumere le determinazioni conclusive” cioè “esercitare l’azione penale nei confronti degli indagati, previa emissione dell’avviso di conclusione delle indagini”. Gli approfondimenti erano stati ordinati nel giugno 2015 dal giudice Maria Pino, che aveva rigettato la richiesta di archiviazione concedendo altri sei mesi di tempo per nuove verifiche. Ora chiuse le indagini sul poliziotto Agostino ucciso a Palermo nel’89, la parte civile chiede ai pm di incriminare Aiello Faccia di mostro, indicato dai pentiti come il killer dei servizi e i due boss mafiosi Scotto e Madonia. Da molto tempo si pensa che l’uccisione di Agostino sia collegata all’attentato all’Addaura, dove due mesi prima qualcuno aveva messo 20 kg di tritolo a pochi metri dalla villa di Falcone. Allora si parlò di “menti raffinatissime” da parte del giudice e di “collegamenti tra Cosa Nostra e centri occulti di potere”. Oggi finalmente si può arrivare alla verità,dice Repici, e fare giustizia anche per ripagarle persone offese dalle oltraggiose azioni di depistaggio, correlate alla necessità che potenti apparati criminali mantenessero l’impunità.

di Claudio Caldarelli

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