Rifiuti Spa

Maria

Le strade delle ecomafie, del racket dei rifiuti, dei manager senza scrupoli, portano sempre alla terra dei fuochi.

Lo smaltimento illegale dei rifiuti è il più redditizio campo d’attività delle mafie. È più pericoloso quando i rifiuti  sono industriali. Più sono pericolosi e più loro guadagnano. I veleni delle fabbriche, scorie nucleari (il pentito Schiavone lo diceva chiaro, nucleare, interravano scorie nucleari) rifiuti ospedalieri. Rifiuti speciali nascosti che inquinano aria, acqua e terra. Tutto. Avvelenano la gente, ammorbano la vita, provocano la morte.

In questo racket, in questa vera e propria associazione criminale trovano posto anche amministratori pubblici, tecnici senza peli sullo stomaco. Una holding dei rifiuti. Dove si creano scatole cinesi per mischiare, diluire, nascondere e quasi legalizzare un traffico fatto di false tracciabilità di false quantità, di false tipologie. Autotreni, camion che caricano alla luce del sole, partono e scompaiono nelle campagne napoletane, sversano e le ruspe ricoprono i veleni. Partono da lontano e arrivano sempre li, nella terra di nessuno. La terra dei fuochi la chiamano, Cristo si è fermato li.

Il nostro Paese è il Paese di pulcinella. È il Paese dove lo Stato mette il segreto su quei rifiuti e sulla loro ubicazione. L’importante non è la salute di chi li ci vive, l’importante e non creare allarme e continuare il business per anni ancora.

“Rifiuti Spa”. Ventidue anni di inchieste. La legge che insegue la legge. Inchieste che nascono e che non si chiudono, oppure si incagliano. Inchieste, indagini, uomini dello Stato impegnati nella lotta alle ecomafie che spesso arrivano al dunque ma mai ai pesci grossi della “Rifiuti Spa”. Inchieste dai nomi fantasiosi, Adelphi, Casper, Ecoboss, Matrix, Rompiballe, Toxic Country, tanto per citarne alcune. Nomi in codice che gli inquirenti hanno dato alle loro operazioni. Indagini condotte dalle Procure campane che volta per volta hanno provato ad inchiodare i criminali della monnezza.

Molte le inchieste aperte per traffico di rifiuti, e tante le ordinanze di custodia cautelare e  le denunce che hanno viste coinvolte un considerevole numero di aziende con un giro di milioni di tonnellate di rifiuti di ogni specie. 

Un sistema criminale mafioso-imprenditoriale, che può operare grazie alla protezione dei colletti bianchi, alla complicità di uomini politici, di funzionari della pubblica amministrazione e faccendieri senza scrupoli.

Cave abbandonate, campi agricoli, cantieri, aree degradate, vengono trasformate in discariche illegali. Si sversa e si ricopre. 

Si ricopre tutto in quella martoriata terra. Si ricoprono i morti, si ricoprono le speranze, si ricopre la dignità di una popolazione. Sapere di avere una vita segnata solo perché il destino ti ha fatto nascere in quella terra è triste. È triste assistere quasi rassegnati allo scempio di un territorio. In Italia ci si rassegna subito e ci si fa scivolare addosso anche la morte. 

Ma c’è chi non si rassegna e che combatte le sue battaglie quotidiane fatte di denunce, appelli, manifestazioni. La società civile richiama a se le poche forze che ha e con l’aiuto anche di parroci come don Patriciello, prete di Caivano, cerca di ribellarsi e riprendersi quello che, chi senza scrupoli ha tolto loro e continua a togliere. L’aria, l’acqua, la terra. La vita.

di Maria De Laurentiis
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