Le parole di Minasi, ex sostituto procuratore generale di Messina, sul caso Manca

“Su Manca la verità non verrà mai fuori: è un episodio della “trattativa di Stato”, su cui il grande spregiudicato Napolitano si è giocato il tutto per tutto per stendere un velo. Se fosse necessario sarebbero capaci di uccidere di nuovo come hanno fatto con il povero Attilio Manca. Non li sottovalutiamo, son delinquenti non migliori dei mafiosi, solo più ipocriti”. Parole dell’ex sostituto procuratore generale di Messina, Marcello Minasi. Parole pesanti che aprono nuovi scenari investigativi e confermano quanto, da sempre, affermato dai familiari di Attilio Manca. La morte di Attilio è legata anche alla “trattativa Stato-mafia”, è legata alla latitanza di Provenzano, protetta non solo da Cosa Nostra, ma anche dai Servizi, che definirli deviati non significa niente. Sono Servizi che non lottano a fianco dello Stato, ma contro lo Stato, con coperture istituzionali ai più alti livelli.

Angelina Manca, la mamma di Attilio, ha postato, le dure dichiarazioni dell’ex procuratore, sulla pagina face book dedicata al caso dell’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, trovato morto in circostanze poco chiare il 12 febbraio 2004. Interpellato per telefono, Marcello Minasi, ex procuratore di Messina, che tra l’altro si è occupato dei processi d’appello degli omicidi di Graziella Campagna e di Beppe Alfano, conferma senza alcuna smentita, quanto da lui scritto, e aggiunge:” L’omicidio di Attilio Manca si inquadra nella strategia di copertura della trattativa Stato-mafia…” ricorda il conflitto di attribuzione, sollevato da Napolitano presidente della Repubblica, in merito alle telefonate intercorse tra lui e l’allora ministro Nicola Mancino, nei confronti del pool che indaga sul periodo dello stragismo mafioso. Su Nicola Mancino, l’ex procuratore Minasi, rilancia l’episodio dell’incontro del primo luglio ’92, volutamente dimenticato, tra lo stesso Mancino e Paolo Borsellino.

Minasi ritiene che Borsellino sarebbe stato chiamato al Viminale “…per diventare un attore della trattativa” ottenendo l’immediato rifiuto, “…Napolitano ha cercato di coprire nella maniera più spudorata la segretezza delle sue conversazioni. Quale spiegazione si può dare a tutto questo? Coprire una trattativa che a nessun costo si deve far scoprire”. L’ex procuratore Minasi è fermamente convinto di quanto afferma e prosegue”Una volta mi chiesero chi fosse stato per me il peggior presidente della Repubblica che abbiamo avuto in Italia. Stavo per rispondere Cossiga, poi ci ho ripensato un attimo e ho affermato con convinzione Napolitano”.

Sul caso di Attilio Manca, le ipotesi si suicidio di Stato, prendono consistenza, così come le ipotesi di suicidio di mafia sono sempre più solide, e ora si intrecciano, rivelando scenari veramente inquietanti per il coinvolgimento di apparati deputati alla difesa delle istituzioni e per come si sono consumati, attuando una vera strategia omicida e di disinformazione che getta fango per coprire scomode verità. “ Ho sempre inquadrato l’assassinio (l’ex procuratore Minasi usa la parola assassinio) di Attilio Manca come uno degli episodi della trattativa. Penso che lui sia stato “adoperato” per operare Provenzano, o per preparare, nell’assoluto segreto, questa operazione”. Minasi ritiene che “…se si è mosso un Presidente della Repubblica con un conflitto di attribuzione, a maggior ragione c’è chi si muoverà in tutte le maniere possibili per fermare il disvelamento di questo omicidio di Stato… A mio avviso, a lume di logica e per tutta una serie di indizi presenti, l’assassinio di Manca si configura come uno dei tanti assassinii di Stato e anche mafioso…il fatto che Attilio Manca abbia curato Provenzano essendo consapevole della sua identità non basta per condannarlo a morte. Ma se per fare questo è venuto a conoscenza di particolari di contorno sull’organizzazione di quella latitanza, allora, proprio per questa ragione doveva assolutamente scomparire. Ripeto: Attilio Manca è indubbiamente un testimone di un sistema finalizzato a coprire la latitanza dei boss. E in questo sistema vi facevano parte ovviamente elementi istituzionali”.

di Claudio Caldarelli

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