Comitato Civico 3e36: recupero del patrimonio artistico

Il Comitato Civico 3e 36 è un’organizzazione, nata tra privati, che vuole offrire un supporto ed essere la voce di tutti i cittadini colpiti dal terribile sisma che, il 24 agosto, ha scosso il Centro Italia.
Si occupano di tanti aspetti differenti, di quanti sono lontani, ospiti presso strutture alberghiere sull’Adriatico o a L’Aquila, e di chi è rimasto perché ha un’azienda da difendere. Cercano di contrastare le criticità locali, nel tentativo di preservare le bellezze della loro terra.
In nome della fratellanza, dell’etica e in un’ottica inclusiva dei cittadini, s’intende “affermare il proprio passato e rivendicare il futuro”.

In difesa delle loro radici, ricordano che quanti oggi hanno perso tutto, erano un tempo proprietari degli immobili: ciò li rende a tutti gli effetti proprietari delle macerie. Hanno quindi il diritto di “recuperare il recuperabile”, tutto quello che è parte della loro identità, della loro memoria, di una vita intera.
Scrive il Comitato che non è stato pienamente rispettato questo diritto, nonostante sia ben specificato, nell’ordinanza 391 del Capo della Protezione Civile, che “i beni di interesse architettonico, artistico, storico, simbolico”, non sono da considerarsi rifiuti ordinari: pertanto non andrebbero trattati come tali.

“I materiali di possibile interesse sono da ispezionarsi precedentemente alla rimozione”: queste le disposizioni del MiBACT, secondo il Comitato Civico 3e 36, in cima alla lista dei negligenti.
A seguito di ispezione sul campo, si deve garantire il recupero delle “originarie matrici storico-culturali degli edifici crollati”, secondo quanto stabilito dal DL. n. 189. Trattasi dello stesso decreto in cui non furono menzionati interventi urgenti per la messa in sicurezza: con questo scopo, a seguito delle pressioni dei cittadini, è stato emanato il DL. n. 205, dell’11 novembre scorso. Si prevedevano appunto “interventi immediati sul patrimonio artistico” e soprattutto un coinvolgimento delle istituzioni ed enti locali. Peccato che non sia mai stato convertito in legge, entro i termini previsti.

I cittadini dei comuni colpiti, stranieri nella loro terra, hanno visto deturpato l’intero patrimonio artistico, giorno dopo giorno, scossa dopo scossa, senza che nessuno chiedesse la loro opinione o il loro aiuto: opere di inestimabile valore esposte alle intemperie, edifici storici su cui non è mai stata effettuata alcuna puntellatura. Quello che si era miracolosamente salvato il 24 agosto, non ha superato le scosse del 30 ottobre, e gli ultimi superstiti hanno ceduto il 18 gennaio. E se fossero stati preservati sin dall’inizio?

Agli amatriciani piange il cuore per quelle “cento chiese”, per l’organo di Adriano Fedri del 1777, ancora completamente originale, corroso dalla pioggia e dal vento; per la torre medievale di Sant’Agostino, per il portale del Santuario di S. Martino, recante lo stemma più antico della città.
136 cittadini e cittadine hanno firmato una lettera indirizzata al Min. Franceschini, affinché ci si attivi per fare tutto il possibile, per recuperare le bellezze che sono solo di questi borghi, ma di tutta Italia, per attuare quanto previsto dall’articolo 9 della nostra Costituzione.

di Irene Tirnero

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