Dialettica dei vermi e dello spionaggio

Solo nel sottosuolo non ci controllano, anzi, li controlliamo noi. Il mondo sopra l’asfalto è falso, moralisticamente falsato, anche inconsapevolmente, ossia senza neanche averne una lucida coscienza. Tutto ciò che in superficie è apparente, effimero, casuale qui sotto è svelato nella sua vera ragione e inesorabile necessità. La vera essenza della “civiltà di sopra” è infatti la violenza, la riduzione di ogni aspetto dell’uomo e della natura a strumento di profitto e sfruttamento. Per questo hanno bisogno di controllarci. Per manipolarci meglio, condizionarci quali docili, malleabili mezzi nelle loro sempre più occulte e potenti mani.

Ce lo dicono gli 8761 file di quel comparto della CIA – Central Intelligence Agency – che sviluppa software e hardware per sostenere le operazioni di spionaggio su scala planetaria. File svelati proprio in questi giorni da Wikileaks, l’organizzazione di Julian Assange che attinge la sua forza proprio dai cavi, dalle reti, dai dati sotterranei delle grandi centrali spionistiche mondiali. In questa ultima diffusione di dati c’è anche un pacchetto che riguarda particolarmente l’Italia, e precisamente la Hacking Team, l’azienda milanese di cyber-sorveglianza che fornisce i suoi servizi – tra gli altri – alla Telecom, alla Regione Lombardia, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ossia al Governo italiano. Per questo Assange ha permesso anche al quotidiano italiano “la Repubblica” di connettersi in diretta alla diffusione dei suddetti file. Se scavate nel sottosuolo di Stampa Critica, però, troverete che noi ve ne abbiamo parlato già due anni fa, nel numero 13/2015. L’articolo intitolato “Buchi inquietanti nello spionaggio informatico italiano” chiude affermando che del caso si sarebbe certamente tornati a parlare. E nonostante esso sia stato subito occultato sotto camionate di terra e di silenzio, ecco che ora riemerge. Capacità profetiche? No, la legge della necessaria conseguenzialità che si scorge solo nel buio luminoso del sottosuolo. Oggi si svela che la Cia ha attinto a piene mani sia a quei dati hackerati, sia direttamente alla struttura interna di Ht e ai nessi strategici con le nostre massime istituzioni.

 Cosa possiamo ancora aspettarci da un governo, da una politica, da una democrazia che pensano di poter ridurre l’apparato tecnico-scientifico, le sue applicazioni elettroniche-informatiche a propri mezzi per i propri fini ideologici e di potere, mentre il rapporto si sta sempre più rovesciando? Per quella che si chiama “eterogenesi dei fini”, infatti, è ormai il Tecno-Apparato che va riducendo sempre più a propri mezzi la politica e il governo dell’economia. Almeno di questo si e ci dovrebbe lucidamente rendere conto un vero leader, per governare al meglio questo passaggio, questo mutamento di paradigma. Invece assistiamo esattamente al contrario. Un ex Presidente del Consiglio che – invitato ad andarsene a casa dal suo popolo con il referendum costituzionale – non accetta il consiglio, nonostante lui stesso avesse sacralmente promesso di farlo in caso di sua sconfitta. Ora, invece, al Lingotto di Torino dice di volere “tornare a casa”, ossia alla guida di un partito e di un paese, sulla scorta di nient’altro che la sua vuota presunzione, ossia della sua assoluta mancanza di visione sulla realtà presente, prossima e futura. Il Lingotto: un ex stabilimento di una Fiat che ora a Torino non c’è quasi più. Ora è legalmente a Londra, fiscalmente in Olanda, produttivamente in Usa, sindacalmente, politicamente fuori della Confindustria: è nel mercato tecno-finanziario globale. Il nesso preponderante, strategico tra avanzate tecnologie produttive e finanziarie ha fatto completamente saltare il binomio politica-economia reale, ossia industriale. È saltata del tutto la classica mediazione tra mercato e società che la politica rappresentava. Nonostante la sua apertura a Sergio Marchionne, Renzi non è Moro e neanche Berlinguer, tempi dei sagaci rapporti di mediazione intrattenuti con loro dall’Avvocato Gianni Agnelli.

 Non a caso dal Lingotto – ossia da quello storico schema di mediazione, di compromesso – era ripartito anche un predecessore di Renzi, Walter Veltroni, il quale ci aveva addirittura promesso che si sarebbe ritirato a fare volontariato in Africa. Ecco dunque l’Italia istituzionale ridotta peggio della satrapia Rai, nella quale Baudo e Vespa – almeno – non hanno mai promesso di andarsene via, anzi! Possiamo allora credere che questa sub classe dirigente possa realisticamente portarci da qualche parte? Anzi, essa non fa che fornire ossigeno sia alla parte ancora più fuori della realtà storica che è quella retriva, reazionaria, isolazionista, nazionalista, razzista, sia a quella che si appella alla cosiddetta “democrazia della rete” e all’archiviazione definitiva di quel capitolo politico e industriale che va sotto il nome di Novecento. Il vero propellente elettorale del M5S è proprio il Pd. Il suo essere invischiato in tutte le obsolete teorie, prassi, ritualità corrotte nella gestione del potere e del sottopotere non fa che aumentare il senso di estraniazione, di nausea esistenziale verso i falsi, contraddetti proclami di innovazione democratica. Questo non fa che gonfiare automaticamente le reti della pesca a strascico di Grillo, nonostante il fallimento, anzi, il disastro della giunta Raggi a Roma. Un disastro, però, che supera la dimensione locale, perché svela il sottoterra autentico in cui affondano le radici della vulgata governativa di quel movimento. Come nella “Dialettica dell’Illuminismo” – descritta dai filosofi tedeschi Max Horkheimer e Theodor Adorno nel loro celebre saggio del 1947 –, proprio l’oscurantismo che si vuole negare e rovesciare, resta il fondamento nascosto – anche alla propria coscienza – dell’agire politico e comunicativo sulla superficie d’asfalto e buche della falsificata realtà.

Gli 8761 file di Wikileaks svelano che possono controllarci anche dalle moderne smart Tv: dai microfoni e videocamere in essi installati possono sapere tutto di ciò che avviene nelle nostre camere da letto. Potrebbero però farlo persino dai frigoriferi e da qualsiasi altro strumento “intelligente” di domotica dotato di un sistema operativo nei cui inevitabili bugs, buchi infilare worms, ossia viscidi vermi spioni e guardoni. E – soprattutto – ci svela il Direttore del National Intelligence, James Clapper, sono già stati messi a punti i programmi per spiare il cosiddetto “Internet delle cose”, ossia la possibilità già in atto di progettarsi e costruirsi da soli gli oggetti che ci servono.

Altro che “Il Processo” di Kafka quando vorranno incastrarci! Per questo il sottosuolo rimane l’unico solare territorio buio di grande respiro e libertà nel quale metterli davvero a nudo come vermi.

di Riccardo Tavani

 

Print Friendly, PDF & Email