La soglia oltre ognuno di noi

Ai maestri del cinema, come ai grandi artisti, bastano pochi tratti per farci sensibilmente percepire l’importanza della loro opera e della materia trattata. È quello che accade con questo film che il maestro Ermanno Olmi dedica a un dottore della chiesa, il cardinale Carlo Maria Martina. Glielo dedica attraverso gli scritti, le lettere, le interviste, le testimonianze visive che il giornalista del Corriere, Marco Garonzio ha raccolto, seguendo da vicino per anni la vicenda pastorale e umana di questa trasparente quanto sofferta figura del cristianesimo contemporaneo. Nato nel 1927 a Torino e morto nel 2012 a Gallarate, Carlo Maria Martina ha attraversato tutte le fasi più critiche, drammatiche della nostra storia nazionale sempre con un forte senso di partecipazione personale, di testimonianza umana, cristiana e di pensiero insieme. In questo davvero “uno di noi”, al di là di ogni credo, fede, schema, visione. Così come oltre ogni soglia, classificazione va questo film di Olmi, il quale straripa copiosamente dal genere documentario e con il suo limo d’arte, di sintesi poetico-esistenziale nutre lo schermo che inonda e i nostri occhi, la nostra intimità.

Le parole, il pensiero di Martini non sono affidate a un attore professionista che le legge fuori campo, in over sound. No, Olmi le affida alla sua stessa voce calma, calda nell’impasto tenue e flebilmente roco. È un atto di profonda amicizia, interiorità, spiritualità. Il regista dà la sua voce materiale per identificarsi con quella pensante del protagonista del film e renderla viva, presente alla nostra percezione di spettatori. Il regista sfiora, accarezza con le sue inquadrature, i movimenti della macchina gli ambienti della vita e quelli della degenza, della morte del cardinale. Le immagini di repertorio selezionate sono spesso inedite e montate secondo una dialettica del contrasto crescente. Contrasto tra la bellezza spirituale delle parole, del pensiero di Martini e la drammaticità irredimibile della realtà che ha vissuto. Il film si fa così anche bruciante sintesi storica dell’Italia e del Medioriente. Nel nostro paese, quando da arcivescovo di Milano è stato testimone del conflitto sociale aperto e dello scontro con la lotta armata clandestina. A Gerusalemme – dove si era ritirato dopo l’amara negazione del soglio pontificio decretatagli dalla gerarchia ecclesiastica –, con i suoi studi biblici e il suo slancio, la sua testimonianza per un possibile dialogo non solo interreligioso, a fronte di una realtà fatta di sbarramenti, filo spinato, Kalashnikov, rappresaglie, bombardamenti.

Un film che riesce davvero a oltrepassare la soglia degli steccati mentali, ideologici, religiosi, atavici in cui ognuno di noi si rinserra, quasi fosse una trincea scavata nella pelle in cui sia rifugiarsi sia andare all’attacco degli altri. Questo il significato di quel “uno di voi” inteso dal cammino accidentato di Carlo Maria Martini. Il nutrimento sempre presente di questo senso Olmi lo fa scorrere dallo schermo sotto la nostra epidermide.

di Riccardo Tavani

 

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