Nino Di Matteo promosso alla Dna, con il riconoscimento della sua professionalità

Nino Di Matteo, il pm della Trattativa Stato-mafia, promosso dal Csm alla Direzione Nazionale Antimafia dopo due bocciature, ai tempi di Napolitano, per l’inglese e il modulo sbagliato “Il mio curriculum non è cambiato ma il Csm ora lo valuta diversamente”. Per il pm più scortato d’Italia arriva la rivincita, forse con la benevolenza dell’attuale Capo dello Stato che è anche presidente del Csm.

Antonino Di Matteo, detto Nino, è nato a Palermo nel 1961 ed è un magistrato. Dal 2012 è presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo. E’ sotto scorta dal 1993. Si è occupato dei rapporti tra Cosa Nostra e Istituzioni, ed è il pm che più di tutti indaga sulla Trattativa Stato-mafia. E’ destinatario di molteplici minacce di morte da parte dei boss in particolare di Totò Riina.
Lo avevano tenuto fuori, cioè respinto, al concorso per la Direzione Nazionale Antimafia, preferendogli magistrati più giovani, con una maggiore conoscenza dell’inglese e nell’uso di Skype, ritenuti allora, dal Csm più importanti di 17 anni di servizio in prima linea e di processi di mafia. Allora il Presidente della Repubblica era Napolitano, che come sappiamo non amava le indagini sulle Istituzioni coinvolte nella Trattativa. Ricordate le telefonate di Nicola Mancino al Quirinale, gli “indicibili accordi” il conflitto di competenze sollevato dallo stesso Presidente, le bobine con le registrazioni bruciate e tanto altro ancora. Tutti elementi che sicuramente hanno pesato e condizionato il Csm nella valutazione dei titoli, tanto da respingerlo. Ma non è finita qui. Nino Di Matteo, era stato bocciato anche nell’agosto scorso, in modo veramente comico perché alla domanda “non era stata allegata l’attestazione sul richiesto parere attitudinale e non era stato utilizzato il modulo previsto dal Testo Unico della dirigenza”.
Adesso al terzo tentativo, il pm più scortato d’Italia, a 56 anni, ottiene il parere favorevole del Csm al trasferimento in via Giulia a Roma sede della Direzione Nazionale Antimafia. Il plenum gli ha assegnato la valutazione più alta, 15 punti, per le “ottime qualità professionali” scrive il Csm, e il “solido e vasto bagaglio di esperienza” maturato nelle indagini sulla criminalità organizzata e nella gestione dei collaboratori di giustizia (da Giovanni Brusca a Salvatore Cangemi). Giudizio che finalmente riconosce le capacità, l’esperienza e la professionalità del pm Di Matteo, che sono le stesse di un anno fa e di due anni fa, quando lo avevano bocciato, cioè di quando il Csm era presieduto da Napolitano.
In una intervista sul perché delle bocciature Nino Di Matteo ha detto che “…credo che abbiano pesato in passato pregiudizi e veti, qualcuno proveniente anche da qualche alto esponente istituzionale, che ha pressato perché il mio trasferimento alla Dna non venisse approvato. Ho qualche elemento per ritenere che ciò possa essere accaduto…” Non fa nomi, e non indica Napolitano, ma sottolinea che “…un dato è che oggi, sulla base dello stesso curriculum, lo stesso Csm valuta diversamente gli stessi titoli e la stessa esperienza. Ne prendo atto”.

di Claudio Caldarelli

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