Papa Francesco in visita a Milano. A parlare del mondo

E’ stata una vera festa, la visita a Milano di papa Francesco!
Una festa necessaria, nella Milano della Lega, degli affari, della ricchezza, delle banche.
Perché l’uomo venuto dalla fine del mondo a fare il”pontifex”, l’uomo che fa i ponti per unire in un laccio di fratellanza e di amore tutte le donne e gli uomini della terra non è andato nella capitale lombarda per caso.

Doveva ricordare al mondo che c’è un’altra Milano, quella del lavoro, delle case popolari con le famiglie musulmane, di San Vittore, dei ragazzi che dicono no al bullismo., che dicono sì alla speranza di una vita più degna.

Doveva dire che la chiesa non deve essere più quella delle camarille di potere, dell’ossequio al denaro e ai potenti, della corruzione dell’infanzia, di un sesso distorto dall’amore, della sufficienza verso i poveri, verso gli ultimi della terra.

Doveva portare il ricordo del card. Martini che apriva il dialogo ed il confronto a tutti, che ha Milano aveva voluto si facesse la “Cattedra dei non credenti”.
Doveva anche dare un segno di stima verso il card. Scola, che nell’ultimo conclave era il candidato della chiesa della conservazione e dell’”opus dei” e che era tornato alla sua diocesi forse con qualche “dubia” sull’eletto, ma che aveva condotto nel nuovo spirito la chiesa ambrosiana, fraternamente: “Si è diradata subito la nebbia a Milano”, è stato il commento di Enzo Bianchi, il fondatore della comunità di Bose.
Molto diversa è stata la squallida opposizione che non si arrende, che porta ad attaccare manifesti a Roma, che mette in giro “fake” copie dell’Osservatore Romano, che fa scrivere, con firma “la gran sottana” giudizi come: “Roba da cambiare religione tanto oscena è la situazione che vede Francesco nei panni dell’agnello circondato da lupi famelici e desiderosi di sbranarlo (Il Foglio, 18 marzo u.s.)” ..

E’ certo, però, che papa Francesco non è, e non può essere, un agnello.
Lo hanno eletto con un mandato, quello di cambiare la chiesa ossificata che aveva costretto papa Ratzinger alle dimissioni.
E a quel mandato si attiene, con fermezza e con piena convinzione, anche perché è consapevole che la chiesa del futuro non sarà quella della vecchia Europa.

Per una volta, le notizie sul papa a Milano sono state riproposte dai media con rilievo, quasi a confrontare il milione dei presenti alla Messa nel parco di Monza alle poche decine di migliaia delle contemporanee manifestazioni di Roma per i 60 anni della firma dei trattati dell’Unione Europea. Un commento quasi sempre, peraltro, a sottolinearne l’aspetto folcloristico
Il senso vero, però, è stato colto da pochi. Lo ha espresso bene Enzo Bianchi: “Con questa visita a Milano Papa Francesco ancora una volta chiede alla chiesa italiana un mutamento, una conversione da attuare senza paure e smarrimenti, ma con gioiosa e grande speranza.

Una gioiosa e grande speranza di amore, di fraternità. E’ vero, nel mondo dell’individualismo, del relativismo, del consumismo serve, una gioiosa e grande speranza di amore, di fraternità.
Per i poveri, per gli ultimi della terra, naturalmente.
E per tutte le donne e gli uomini di buona volontà.

di Carlo Faloci

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