La scuola contro il femminicidio, per una cultura del rispetto

I bambini si dirigono verso scuola, con i loro visetti assonnati, il loro bagaglio sulle spalle, pieno di libri e di tante cose da apprendere. I genitori li hanno accompagnati, tenendoli per mano, lasciandoli alle maestre, che se ne prenderanno cura.
Sono bianchi quaderni su cui è possibile scrivere, incidere regole di vita, di comportamento, di rispetto.
E’ un fronte aperto quello della scuola. Importantissimo per costruire le nuove donne e i nuovi uomini di un domani vicinissimo. Guardiamoli questi piccini.
Tra le bambine una percentuale troppo alta è destinata a subire maltrattamenti, una percentuale minore subirà violenza sessuale, altre saranno uccise. Il pensiero espresso in questi crudi termini fa impressione se rapportato a questi cuccioli d’uomo sorridenti. Eppure quei visetti saranno percossi, un giorno qualcuna di loro dovrà proteggersi da chi la considererà meno di una cosa, nella paura si raggomitoleranno per terra, chiudendosi in posizione fetale per evitare colpi troppo dolorosi per il corpo e per la mente.
La scuola potrebbe essere di grande supporto per aiutare i piccoli a crescere avendo riguardo per le future amiche, compagne, amanti, mogli, sorelle. Rispetto reciproco, attenzioni reciproche, senza prevaricazioni, senza violenze. Imparando a chiedere, non ad esigere, imparando a dialogare, non ad urlare, imparando a non confondere, sin da piccoli, i no per sì.
Potrebbe essere un mondo migliorato quello in cui non si da per scontato che certi comportamenti di attenzione sono innati. A volte gli esempi nelle famiglie non sono i migliori, a volte una natura aggressiva si fortifica negli anni proprio perché non si insegna a controllarla, a modificarla.
Spesso occorrerebbe agire in profondità sulle basi culturali e tradizionali di vasti strati di popolazione.
Nelle scuole potrebbe essere inserito un percorso volto a sottolineare il corretto rapporto di parità e rispetto tra uomini e donne. Se si svolgesse questa azione sin dai primi anni, questo porterebbe sicuramente dei frutti e, molto probabilmente, nel tempo si potrebbe notare una inversione di tendenza in quei dati statistici che, solo in Italia, parlano di 120 donne strangolate nel 2016, di un numero elevatissimo di donne, 6.788.000, che, secondo i dati Istat del 2015, ha subito in Italia una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Nel mondo il 35% delle donne subisce la medesima sorte.

Un cambiamento è necessario, nel nome del reciproco rispetto.

di Patrizia Vindigni

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