Un luogo per la musica. Quando il lavoro nasce da una passione. Intervista a Gino Nobile, quarant’anni di Magic music.

Le note sfuggono gentili mentre si apre la porta. Un viso sorridente accoglie chiunque entri nel piccolo locale, pieno fino al soffitto di dischi in vinile, di cd e, in un piccolo angolo di cassette, del tempo che fu… E’ un negozio di dischi che somiglia più ad un piccolo rifugio dal resto del mondo, perché lì la magia della musica risuona. Esiste dal 1977 ed è uno di quei baluardi che stanno resistendo all’offensiva di internet, alla musica “usa e getta”, essendo sempre aggiornatissimo ed attualissimo.
L’autore di questa piccola meraviglia è Gino Nobile che con la sua dolcissima, bella, Miranda gestisce da quarant’anni questa fonte di note, con intorno tante foto, disegni, ricordi.
Non è solo un commercio quello che Magicgiò, alias Gino, fa in questo negozio dal caldo colore del legno. Se vai lì incontri gente, scambi opinioni, a volte c’è tempo anche per un caffè. E Gino che con la sua barba bianca un po’ assomiglia a un musicista ha anche la capacità di trovarti quello che cerchi, o, perlomeno, di trasformarsi in una sorta di detective dell’impossibile, per accontentare la richiesta di un avventore.
Per farvelo conoscere abbiamo voluto fargli qualche domanda.

Gino come nasce la scelta di aprire un record store? E’ stata una scelta legata ad un’opportunità o ad una esistente passione per la musica?

Il negozio è nato nel 1977 quando già avevo conosciuto Miranda, ma devo dire che già negli anni 60, quando avevo circa 13 anni, con un mio cugino, possedevamo già oltre 545 dischi, che usavamo in un mangiadischi in cui li mettevamo in continuazione, lato A, lato B, lato A, lato B… ininterrottamente. E consumavamo un sacco di pile (sorride), da cui, ai tempi, usciva a volte anche l’acido.

Questo interesse così forte per la musica era legato anche alla tua famiglia d’origine?

I miei non erano musicisti e se ascoltavano musica era solo quella del tempo, degli anni ’50, il romanticismo dei tenori, la musica napoletana, che era molto seguita, come seguito era anche il festival di Napoli. Si seguiva Aurelio Ferro, Murolo, Fausto Cigliani …
Cosa altro puoi raccontarci del tuo amore per la musica?
In quegli anni, ancora piccolo, comprai un registratore della Castelli. E cosa facevo? Di notte accendevo la radio, che allora era ancora ad onde medie e non a modulazione di frequenza, per cui non essendoci la necessità di ripetitori, si riusciva ad ascoltare radio Londra, Berlino, Montecarlo. E io prendendo queste radio registravo, con il microfono, le musiche trasmesse. Il problema è che a scuola, sia alle medie che al geometra, io avevo studiato francese. Una specie di dannazione che mi costringeva a dover sempre cercare qualcuno che mi aiutasse con i titoli in inglese, ma anche con i nomi.

Cosa ricordi di particolare di quel periodo musicale?

Di quel periodo ricordo che essendo diverse le regole del mondo musicale e minori i controlli della Siae era possibile che un artista, ad esempio l’Equipe 84, i Dik Dik, dopo aver ascoltato un pezzo inglese alla radio, se ne impossessavano, lo traducevano in italiano, anche perché passava del tempo prima che la canzone arrivasse in Italia, e lo registravano rendendolo proprio. Questo è accaduto per Senza luce dei Dik Dik conosciuta in Italia prima dell’arrivo di A whiter shade of pale dei Procol Harum, canzone del 1967. E succedeva anche l’inverso. Un primo brano di Battisti, ad esempio, fu un grande fallimento alla sua uscita in Italia, non vendette nulla. Un gruppo inglese, gli Amen corner, dopo averlo ascoltato ne fecero un successo in inglese con il titolo If Paradise Is Half As Nice. Lo stesso brano fu poi riportato con grande successo in Italia da Patty Pravo con il titolo Il paradiso.

Quindi si arriva al periodo in cui apri il negozio in Italia, dopo aver conosciuto Miranda in Germania.

Il negozio lo abbiamo aperto con Miranda. Io avevo 26 anni e decisi di abbandonare il mio lavoro di geometra per aprire questo negozio che abbiamo seguito con costanza e passione. E all’inizio non è stato facile.
Un negozio che negli anni è diventato un punto di riferimento per tanti …
Chi viene si trova subito a suo agio, si realizza uno scambio con chiunque entri, anche con i ragazzini che mi fanno ascoltare la loro musica, che chiedono consigli. Non solo giovanissimi ma anche persone di una certa età mi cercano per dischi particolari da ricercare. Gruppi che sono a volte poco conosciuti anche da me. Questi scambi si realizzano anche con i musicisti nuovi di cui proponiamo, quando valida, la musica. A volte stabilendo dei rapporti simpatici. La mia storia da giovane, invece, nasce soprattutto sulla musica rock, country, a parte ovviamente i Beatles, che erano il fenomeno del tempo. Con un amico volevamo addirittura andare in Inghilterra con l’autostop ma i miei, essendo io piccolo non vollero. Questo mio amico andò però lo stesso e quando ritornò mi portò i primi dischi di Leonard Cohen che conobbi per la prima volta, innamorandomene.

Sei poi riuscito a realizzare questo sogno di andare all’estero?

Quando raggiunsi i miei genitori in Germania dove i miei erano andati per lavoro. Era il 1972. Finito il militare mi sono recato in Germania per tre mesi. Lì grazie al basket e alla musica, senza saper parlare una parole di tedesco, strinsi amicizia con dei ragazzi. Con loro scambiammo musica. Io facevo conoscere autori italiani e loro mi portavano quasi tutte le sere a vedere delle cose che io non avevo mai visto, mi portarono a vedere e ascoltare Musica di tutti i tipi…anche se a volte non mi piaceva e mi veniva voglia di scappare. E’ stato in questo periodo mi si sono aperti orizzonti nuovi.

E tu ti sei interessato ad ampliare questi nuovi orizzonti.

Sì. E’ stato in quel periodo mi si è aperto quello che io chiamo uno dei doni della musica, quello che io chiamo il dono dell’ascolto. Altri hanno il dono di ascoltare e comporre, altri di suonare qualche strumento musica.

E tu, Gino, suoni qualche strumento musicale?

Le percussioni e la chitarra un pochino ma a me piace ascoltare e vedere concerti. Non tutto però … non sono mai riuscito ad esempio ad appassionarmi alla musica lirica. Mi servirebbe qualcuno che conducesse a capirla. Con Miranda abbiamo provato. Sono riuscito ad apprezzare la romanza ma poi … pur guidato dalla mia curiosità non sono riuscito ad andare oltre.

Nella tua ricerca di dischi particolari per soddisfare l’esigenza di qualche cliente so che ti sei imbattuto in conoscenze musicali interessanti nel tempo. Ne ricordi qualcuno in particolare?

Tra i tanti ricordo l’incontro con Pat Metheny e Charlie Haden a Marsala. Alle cantine Florio. Ci eravamo recati in questa cantina dei Florio, importanti per la storia dell’isola (… legati anche all’arrivo di Giuseppe Garibaldi in Sicilia). Nel cortile della cantina iniziammo a parlare con una signora che, mentre discuteva con noi, parlava anche dell’evento che si doveva realizzare la sera con un tecnico del comune, al quale dovevano partecipare diversi artisti. Fu in quel momento che, guardando il luogo dove doveva svolgersi la manifestazione, suggerimmo alla signora di sistemare tutto in modo che si inquadrasse anche l’indicazione di Cantine Florio alle spalle. In quel modo si sarebbero fatti anche della pubblicità. Questo suggerimento fece si che stringessimo un’amicizia con i proprietari delle cantine che ci invitarono anche a cena. Fu per questo che durante uno degli eventi ci invitarono ad andare lì con i nostri dischi, per la vendita. Ricevuto l’invito con Miranda preparammo quanto necessario e ci recammo a Marsala. Durante le prove ovviamente il nostro lavoro seguiva quello degli artisti. E fu così che conoscemmo Pat Metheny e Charlie Haden, al punto che finimmo in una foto comune, con dedica di Metheny su un cd dedicato all’occasione. Un bellissimo ricordo.

E di queste emozioni e ricordi, questo piccolo record store, ne è pieno, in ogni angolo, copertina, foto.
Buon viaggio nella musica a tutti!

di Patrizia Vindigni

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