17 maggio, contro l’omofobia

Il 2017 sarà ricordato come l’anno delle unioni civili in Italia. Ma da ottenere, finalmente e a fatica, un decreto legge, a poter parlare di civiltà a trecentosessantagradi nel nostro paese, di acqua sotto i ponti ne passa eccome. Istituita nel 2004 dal Parlamento europeo, la giornata del 17 maggio come occasione per opporsi fortemente a ogni discriminazione, violenza, offesa contro omosessuali e transessuali. Ma dopo tredici anni di giornate e pride e strumentalizzazioni vere o presunte, cosa è davvero cambiato in Italia e nel mondo?
Se non è più il coming out il problema, se almeno in parte la legge riconosce il semplice diritto di una coppia a definirsi tale, e il sacrosanto diritto di una persona a definirsi come meglio crede, oggi la questione si sposta ancora, e più a fondo, nella vera percezione culturale del gay. I genitori non ne fanno un problema, ottimo. Le coppie convivono, hanno ottimi amici, benissimo. Ma oltre la stretta cerchia di conoscenti e familiari, come guarda la società a due persone che – come un qualunque richiedente asilo, una qualsiasi donna con il velo, un qualsiasi uomo di colore – viene riconosciuto come “diverso”? I dati raccolti dal Gay Center raccontano di un precariato nel precariato, di un mondo del lavoro dove il colloquio va bene, ma se sei trans c’è un problema. O dove il lavoro lo hai, ma vieni licenziato improvvisamente. E nella fascia d’età lontana dal mondo del lavoro, tra i ragazzi e le ragazze che in famiglia si sentono a posto, le storie sono quelle di bullismo – virtuale e non – e offese, da parte di compagni di classe e insegnanti capaci di rendere ancora più ripida la salita di un adolescente che è già troppo impegnato a combattere una battaglia con se stesso per capire chi è e chi sarebbe meglio essere.
Ma se giornate internazionali e manifestazioni e dibattiti sono solo occasione di scontro tra chi critica la spettacolarizzazione e chi vuole farsi notare con orgoglio, e il resto dell’anno sono giorni di indifferenza e disprezzo malcelato, oggi, nel 2017, di civile cosa c’è?

di Giusy Patera

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