Gloria Trevisan e Marco Gottardi, i due giovani morti nel rogo del grattacielo

Il fumo si insinua nei pensieri, entra dalla porta, avvolge lentamente ogni cosa. Ha mille invisibili braccia e racconta le storie delle vite che ha già spezzato, per poi lasciarle al calore di quel maledetto fuoco, che crepita, brucia senza sosta, portando con sé sogni, futuro, respiri.

E’ un colpo al cuore la storia di Gloria Trevisan e di Marco Gottardi. Non perché sia diversa dalle altre, ma è così giovane, così intessuta di giorni non più vissuti che è un dolore sapere di non poter più credere nella favola che siano scampati all’incendio del grattacielo di Londra.

Belli e giovani Gloria e Marco vivevano da soli due mesi al ventitreesimo piano di quello che si è trasformato in un incubo di fiamme, in vortici di fumo. Stavano seguendo il lavoro, la possibilità di crearsene uno, vero e pagato, all’estero.

Poi il divampare delle fiamme, con il loro rumore, che è inconfondibile, perché ha un suono denso di minaccia, di ineluttabile. Se mai lo avete sentito, non è possibile dimenticarlo. L’attesa degli aiuti al ventitreesimo piano, con la speranza che potessero arrivare in tempo. E la telefonata a casa, con la voglia di dire grazie, di sentirsi vicini, mentre l’evidenza è solo quella della fine. Essere costretti a dire addio, con il cuore colmo di amore, con una carezza da lontano. Senza poter neanche scegliere tutte le parole, perché il tempo è diventato poco. Poi il silenzio e la ricerca.

Vorremmo affidare al vento i pensieri di Gloria e di Marco, vorremmo togliere ogni traccia di fuliggine dai loro visi, dare loro un’altra possibilità. Sapere che non possiamo tirare un sospiro di sollievo per la gioia di averli ritrovati, lascia nel cuore un vuoto, che non si colma, attraverso il quale scorrono piccoli fotogrammi della loro troppo breve vita. Ed è un dolore che il tempo non potrà arginare, tanto è forte e sorprendente.

A voi che percorrete il mistero del dopo possa arrivare il nostro delicato abbraccio.

di Patrizia Vindigni

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