Bombe italiane sullo Yemen

Un unione di associazioni e moviment no profit tra cui Amnesty International Italia e Oxfam Italia ha presentato il 21 giugno alla camera dei deputati un appello per chiedere una mozione parlamentare che imponga un embargo alla fornitura di armi all’Arabia Saudita. La mozione, in realtà, sarebbe in conformità a quella già approvata dal parlamento europeo nel febbraio 2016.

La richiesta viene presentata dopo che un rapporto dell’Onu ha accertato l’uso di bombe italiane nel conflitto in Yemen. Secondo il rapporto, tali armi sono riconducibili all’azienda RWM Italia e prodotte nel suo stabilimento nei pressi di Cagliari. Proprio la RWM, azienda controllata dal gruppo tedesco Rheinmetall, ha ottenuto, secondo una relazione parlamentare, autorizzazioni sull’esportazioni di armi pari a 489,5 milioni di euro solo nel 2016. Un aumento enorme rispetto al 2015 quando aveva ottenuto autorizzazioni da 28 milioni.

Lo stop alla vendita di armi all’Arabia Saudita era entrato nel dibattito politico anche dall’altra parte dell’oceano. Due senatori americani hanno recentemente presentato una proposta di embargo di armi verso il regno saudita, mozione respinta dalla maggioranza repubblicana. Anche in questo caso, la proposta era motivata dalle atrocità della guerra civile in Yemen.
Il conflitto, iniziato nel 2015, ha già causato 3 milioni di profughi. Quasi 7 milioni di persone sono a rischio carestia. Le forze saudite sono state più volte accusate di aver violato il diritto internazionale. Esperti delle Nazioni Unite hanno ammonito l’Arabia e i suoi alleati per aver commesso azioni riconducibili a possibili crimini di guerra. In molti casi, infatti i raid aerei della coalizione hanno colpito, tra gli altri obiettivi, anche funerali, porti, mercati.
Approfittando del caos, intanto, gruppi terroristici, tra i quali l’Isis, sono riusciti ad infiltrarsi nel paese e a guadagnare forza.

Le armi italiane non raggiungono solo l’Arabia. Nel 2016 l’export di armi è addirittura quasi raddoppiato (+85,7%). Bombe, elicotteri da guerra e altri armamenti di produzione italiana vengono venduti anche ad altri regimi dittatoriali, quali Egitto, Libia, Qatar. Secondo L’Espresso, materiale bellico italiano è arrivato perfino al regime iraniano, nonostante la vendita di armi alla Repubblica Islamica sia vietata da un embargo.

Tutto ciò, a dispetto dell’articolo 11 della costituzione (“L’Italia ripudia la guerra..”) e della legge 185/90 che vieta l’esportazione “di materiali di armamento…verso i Paesi in stato di conflitto armato”.
Oltre all’ipocrisia, poi, è del tutto controproducente continuare a rinfocolare un area così vicina a noi, come quella mediorientale, già profondamente segnata dai conflitti e dalle atrocità.

di Pierfrancesco Zinilli

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