Liu Xiaobo: l’indifferenza uccide il nobel

Liu Xiaobo, il dissidente cinese, critico letterario, e leader degli occupanti di piazza Tianammen nel 1989, insignito del premio nobel per la pace nel 2010, sta morendo di cancro nella indifferenza del mondo. Il mondo pensa agli affari con la Cina, al debito che essa detiene e con cui zittisce le democrazie occidentali e americane. Il mondo politico finanziario non può esporsi per un piccolo cinese che ha osato, in gioventù, ribellarsi al suo paese, alla grande Cina. Liu Xiaobo è il primo cinese insignito del nobel, osteggiato dal suo paese, ma sostenuto dal Dalai Lama, per il suo impegno per i diritti umani. Ora Liu Xiaobo,è malato e solo. Rilasciato a giugno, dopo 9 anni di detenzione, perchè malato di cancro al fegato, i medici ritengono possa viaggiare all’estero per curarsi, ma la Cina gli nega il permesso. La vita di Liu Xiaobo è attraversata da una sequela di arresti e persecuzioni: in un campo di lavoro, nel 1996 sposa a distanza la poetessa Lia Xia. Nel 2009 la condanna definitiva ad 11 anni di carcere per atti sovversivi. Perry Link, il docente americano che ha tradotto le opere di Liu Xiaobo dice con sdegno:”ma quale libertà vigilata, fosse così avrebbe potuto scegliersi l’ospedale dove andare. Invece l’hanno mandato in una clinica solo per non ritovarselo morto in prigione…temo che il mondo ormai accetti la dittatura come un fatto più o meno normale. Vent’anni fa era ancora forte il ricordo di Tianammen: fu la pressione americana, per esempio, a far liberare un dissidente famoso come Wei Jinghsang”. Ma ora il mondo tace. I dissidenti sono solo un fastidio, rovinano gli affari. La società che Liu voleva cambiare non è cambiata, anzi è cambiata ma al contrario di come lui aspicava. Gli affari fanno bene al regime, ma anche alle grandi compagnie internazionali. Questa è la nuova normalità. Non ci sono voci di intellettuali, artisti, politici, che si impegnano per Liu Xiaobo, solo alcuni amici già in esilio, come Ai Weiwei, il più noto dissidente cinese “ è disgustoso e tutto e solo per il denaro. In cella ci sono tanti Liu, ma il resto del mondo tace e pensa agli affari. E su ogni affare fatto con la Cina, viene sacrificata gente come Liu Xiaobo. Non pensate, quando muore, che nessuno possa dirsi innocente”. Nessuno degli attivisti di Carta 08 andò in galera, ma Liu Xiaobo fu visto come il capo. Il partito comunista ha sempre temuto solo questo, la formazione di qualsiasi organizzazione. Via la testa, via l’organizzazione. Ma più di tutto, al potere cinese infastidiva che si parlasse della fine del partito unico. Liu usava internet, la parola libertà viaggiava negli spazi sconfinati della Cina, invitava a lavorare dal basso, senza aspettare che il partito cambiasse, ma muovendosi piano piano, negli spazi, pochi, di libertà che già ci sono. “Nella Cina del dopo Mao non è possibile che un singolo dittatore posa occupare tutto il cielo”. intanto Liu muore senza che nessuno si mobiliti per il suo rilascio, senza che nessuno metta in discussione il potere politico economico finanziario del dragone, per non turbare o creare scossoni alla borsa, che poi paghiamo tutti.

di Claudio Caldarelli

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