Comitato Civico 3e36: Amatrice inizia a vedere la luce? A breve il primo anniversario dal sisma…

“Ci hanno tolto anche il diritto di far visita ai nostri morti”. Questo era uno degli slogan più ricorrenti, lanciato dal palco ai manifestanti, durante una protesta a Montecitorio della scorsa primavera. Essere sopravvissuti al sisma del 24 agosto, in cui persero la vita 299 persone, a quanto pare equivale all’impossibilità di piangere chi sotto quelle scosse non ce l’ha fatta, chi dalle macerie non è uscito vivo.

Ma questa volta le lamentele dei cittadini, rappresentati dal Comitato Civico 3e36, sembrano aver sortito un qualche effetto: sebbene all’inizio abbiano temuto di non essere ascoltati ancora una volta, finalmente è stata avviata la messa in sicurezza e il ripristino per una degna sepoltura all’intero dei cimiteri e si sta procedendo alla rimozione e demolizione delle macerie delle case private.

Un segnale di ripresa è senza dubbio quello che ci voleva a quasi un anno dal sisma, ma è necessario capire come si stia procedendo, soprattutto all’interno dei cimiteri: viste le tragiche condizioni, nella maggior parte dei casi si è scelto di procedere con la demolizione. Solo che nell’ambito di questi interventi – denuncia il Comitato Civico 3e36 – manca il giusto rispetto che si dovrebbe riservare almeno ai morti: la procedura prevede che le bare vengano collocate in casse metalliche sopra le quali, con un pennarello, viene scritto il nome del defunto. Ma soprattutto, quel che è peggio, non sempre le famiglie vengono avvisate di questi spostamenti. Per il Comitato si tratta di una grave mancanza di rispetto, soprattutto nei confronti dei più anziani che, per ovvie ragioni, sentono maggiormente il bisogno di recarsi a far visita ai propri cari.

Di recente Nicola Zingaretti, presidente Regione Lazio, ha incontrato la popolazione amatriciana e la preoccupazione che li attanaglia da mesi: il presidente si augura di riaprire a breve il corso della cittadina e di inaugurare il nuovo centro commerciale entro il 15 agosto, al fine di smuovere un’economia ormai immobile. Un altro obiettivo della Regione è quello di “procedere rapidamente alla ricostruzione delle scuole” (previsti un nuovo liceo sportivo e un istituto alberghiero) ed è stata nuovamente promessa la microzonazione sismica (analisi sismica che ha lo scopo di riconoscere le condizioni geologiche e geomorfologiche dell’immediato sottosuolo) dei comuni colpiti.

Da un lato promesse ed obiettivi futuri, dall’altro si parla ancora di consegnare le casette, di viabilità compromessa, di un nuovo ospedale da aprire. E intanto la terra continua a tremare e sembra non voler dar tregua: l’ultima scossa di magnitudo 4.2 è stata registrata il 22 luglio, alle ore 4.13, nelle province di Rieti, Teramo e L’Aquila.

Eppure, ancora una volta, c’è chi ride di tutto questo: la procura aquilana (che indaga su un presunto giro di mazzette nella ricostruzione pubblica) ha intercettato una telefonata tra l’imprenditore Vito Giuseppe Giustino, presidente del Cda delle società cooperative L’Internazionale, e il suo geometra, Leonardo Santoro, in cui Giustino annuisce e ride al pensiero delle future commesse. I due, insieme ad un funzionario del Mibact Abruzzo, sono ora ai domiciliari. Un brutto flashback che ci ha riportati a quel 6 aprile del 2009, quando a morire era L’Aquila e a ridere era l’imprenditore Francesco Piscicelli e il cognato Pierfrancesco Gagliardi.

di Irene Tirnero

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