… ma esiste qualcosa in cui sperare

Ho passato una decina di giorni in località “internet free”, e li ho quindi vissuti liberi da una pressione consumistica insopportabile e da una proliferazione, coperta dall’anonimato, di notizie e di opinioni false o vere.
Ma ho dovuto constatare che per il paese primo in Europa per analfabetismo culturale (cioè con gente capace di leggere ed in grado di capire testi molto semplici senza però riuscire ad elaborarne ed utilizzarne le informazioni) anche l’assenza di Internet non aiuta molto.
Non aiuta perché il mezzo televisivo ti sommerge di pubblicità del tipo spray nasali a base di acqua di mare (sia pure di golfi rinomati) venduta a 400 euro al litro. E perché le notizie sull’Italia sono solo incendi, ius soli, e paternità di legge sui vitalizi dei parlamentari, con un risparmio annuo di 70 milioni di euro per 2600 ex parlamentari (in un paese dove Cattaneo, ex Tim, avrà una buonuscita di 215 milioni per 16 mesi di incarico, speriamo almeno che siano tassati).
Non aiuta soprattutto perché l’informazione urlata viene percepita come più valida di quella argomentata. E sui problemi dell’economia la opinione di Massimo Giletti è più persuasiva di quelle di Mario Draghi o di Romano Prodi.

Non c’è molto da sperare, per il prossimo futuro. Siamo in una situazione in cui sembra crescere l’economia (anche se tra gli ultimi in Europa). Ma al contempo è cresciuta la povertà.
Insomma, come da molto, troppo tempo, ricchi sono più ricchi. I poveri più poveri.
Ci aspettano mesi di una continua, logorante campagna elettorale.
Senza troppe illusioni, a partire dalla legge elettorale.
Forse con disomogenee coalizioni di comodo a destra e a sinistra.
Sempre, da parte di tutti, con roboanti e accattivanti promesse per il futuro, rigorosamente con coperture economiche sperate, non certe.
E con nessuno che abbia il coraggio di guardare la realtà, di proporre una politica vera, che guardi al futuro.
Con il profitto non fine a se stesso, ma strumento di progresso per tutti, in particolare per i più poveri, per i più deboli.

Abbiamo bisogno di una Politica Vera, una Politica di Ideali. In Italia, ma anche in Europa, ma anche dovunque nel mondo.
E’ avvilente una società che si nutre di istinti individuali, di piaceri individuali, di progetti individuali.
E’ una società senza democrazia, è una società oligarchica con al più limitati consensi referendari.
E’ una società che ha smarrito la “Polis”, i diritti-doveri dell’insieme delle donne e degli uomini della comunità umana.

Ma ci sono persone che ancora credono, in un mondo diverso.
Una è certamente papa Francesco, che non ha soltanto fini di rilancio della sua Chiesa. “Solo briciole dall’Europa” titolava l’Osservatore Romano del 26 luglio, commentando i 550 tecnici e i 100 milioni di Euro promessi all’Italia per fare fronte alla gestione dei migranti.

E un’altra voce che parla nel deserto è quella del Presidente della Repubblica, che nella scorsa settimana, in tre diversi appuntamenti, ha fatto sperare nella “Polis”.
– Il 19 luglio Mattarella ha voluto presiedere il Consiglio Superire della Magistratura per il venticinquesimo della morte di Paolo Borsellino, come aveva fatto 2 mesi prima per Giovanni Falcone.
Due commemorazioni non rituali, perché in esse è stata votata all’unanimità la desecretazione degli atti e dei fascicoli relativi ai due magistrati e la loro contestuale pubblicazione (sono volumi di oltre 500 pagine, nei quali è fondamentale la denuncia dello smantellamento del Pool Antimafia e l’operato di chi lo volle)..
Il Presidente ha voluto ricordare la scorta che morì con Borsellino:
Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina.
E con loro ha citato solo 2 altri nomi, Rocco Chinnici e Antonino Caponnetto, quasi una scelta di campo, come nelle sue parole, sulla morte di Paolo Borsellino:
“La sua tragica morte, insieme a coloro che lo scortavano con affetto, deve avere ancora una definitiva parola di giustizia. Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino nella ricerca della verità sulla strage di via D’Amelio e ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato.”
– Il 26 luglio, alla cerimonia del ventaglio, ha parlato delle elezioni prossime venture. Ha auspicato l’impegno per una massima partecipazione al voto, segno di democrazia (ribadendo così il plauso espresso per la forte partecipazione al voto in occasione del referendum del 4 dicembre). Ha ricordato il dovere del Parlamento di rendere omogenea la legge elettorale. Ha espresso la speranza che per il voto “la politica non si esaurisca nella propaganda” …
Ha anche parlato della ripresa, parlando di positività per il salvataggio delle banche, ma dicendo anche che essa deve essere accompagnata per “sanare progressivamente le ferite sociali che la crisi ha inferto al nostro paese”.
– Il 24 luglio ha parlato alla Conferenza degli Ambasciatori italiani, chiedendo di difendere all’estero il ”sistema Italia” e la sua ripresa, per il quale “potenzialità sin qui inespresse gravano tuttavia sulla condizione occupazionale del Paese, soprattutto su quella giovanile”.
Sul tema della emigrazione, il Presidente ha ricordato agli ambasciatori la necessità che la comunità internazionale si assuma responsabilità. Che all’Italia “frontiera d’Europa” sul mediterraneo deve corrispondere l’europeizzazione dell’accoglienza, dei rimpatri e dei canali legali di immigrazione. Non è il momento che in Europa si facciano battute, è il momento che tutti si impegnino seriamente. Anche perché il Presidente, tra i pochissimi in Europa, ha guardato al futuro, ha detto che la frontiera meridionale dell’Unione Europea travalica ormai il Mediterraneo, si estende verso l’Africa, che ha definito “il continente del Futuro”. E che è dovere di tutta la Unione Europea attuare uno sforzo sinergico a beneficio del rafforzamento sociale e istituzionale dei paesi africani.

Si può non essere d’accordo sul salvataggio delle banche, attuato senza colpire esemplarmente i responsabili.
Ma credo che lo sguardo d’insieme che il presidente mostra (alla cerimonia del ventaglio, ad esempio, ha usato espressioni dure nei confronti del femminicidio) è qualcosa che fa pensare alla vera politica,quando non si misura lo stato del paese sull’aumento del Pil e sulla ricchezza dei potenti, magari ottenuta con la corruzione e l’evasione fiscale.
Abbiamo un presidente che pensa all’emigrazione come un processo epocale sul quale l’Europa ha avuto ed ha tuttora colpe di sfruttamento disumano. Che riconosce le ferite sociali create nella crisi, che denuncia errori ed incertezze nella lotta alla mafia.
Che meriterebbe una classe politica più preparata, più consapevole, più onesta di quella che abbiamo.
di Carlo Faloci

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