Partorire su un barcone di migranti: i figli del mare

Centomila sono le persone giunte sulle coste dell’Europa dall’inizio dell’anno a oggi. Tra loro, una percentuale compresa tra il dieci e il venti per cento è costituita da donne. Il dieci per cento di queste donne, soccorse in mare, è incinta.

Alle preghiere e al sogno di ritrovare una dignità spesso perduta, preghiere e sogni che affollano la mente di chi corre il rischio di affrontare nove, dieci ore di navigazione su mezzi di fortuna, siamo sicuri che, per una futura madre, si aggiunga il terrore di non riuscire a portare in vita e in salute il bambino che si porta in grembo. In certe situazioni non si programma una gravidanza, e quando si aspetta l’occasione propizia certo non si programma la partenza: ecco che, quando i due eventi combaciano, il viaggio verso la vita diventa ancora più un rischio e una scommessa, per giovani donne che la fortuna la cercano per due. E sono poche le ong capaci di offrire sostegno alle madri: nel Mediterraneo, le navi di Medici senza frontiere sono le uniche che possono offrire assistenza alle donne e che hanno delle ostetriche a bordo. “Acquarius” è il nome della nave che, dal 2015, ha permesso a cinque bambini di nascere in mare, riuscendo a garantire la buona salute del nascituro e della neo mamma: spesso le donne partoriscono sui barconi in condizioni igienico-sanitarie discutibili; ancora più spesso, la loro è una gravidanza difficile o, peggio, non attesa, conseguenza di uno stupro. Il personale dell’Acquarius ha creato un rifugio sicuro per donne e bambini nel cuore del Mediterraneo, ed è grazie a loro che oggi stanno bene il piccolo Christ e sua madre Costance, soccorsi il 12 luglio scorso al largo delle coste libiche, strappati a precarie imbarcazioni di legno e gommoni: il certificato di nascita del bambino è stato firmato dal capitano della nave, Christ risulterà essere nato a Gibilterra, per via della bandiera della nave.

Figlio del mare e di terre diverse e lontane che hanno unito le mani per salvarlo, Christ è fratello dei tanti bambini che continuano il viaggio anche dopo aver visto la luce: l’inizio di una vera vita che non coincide, per loro, con il giorno della nascita, e che rimanda a chissà quando sogni e possibilità.

di Giusy Patera

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