Rocco Chinnici e l’istituzione del pool antimafia

Se oggi siamo in grado di dare una definizione al termine “mafia”, ne conosciamo l’etimologia e la storia, è grazie ad un gruppo di personaggi intraprendenti e coraggiosi che, a costo della loro stessa vita, ne intuirono l’esistenza, indagarono le sue origini, la sua struttura e i suoi interessi economici. Tra i tanti nomi importanti che contribuirono a dare finalmente un nome a questo lato oscuro della società figura, primo su tutti, quello di Rocco Chinnici, che ebbe il merito di istituire quello che fu poi definito “pool antimafia”, sulla scia dell’idea che “l’isolamento dei servitori dello stato li espone all’annientamento e che, in particolare per i giudici ed i poliziotti, li rende vulnerabili, poiché uccidendo chi indaga da solo si seppellisce con lui anche il portato delle sue indagini. Entrò in magistratura nel 1952, alla giovane età di ventisette anni, spalancando davanti a se le porte per una brillante carriera; fu nel 1980, a seguito dell’uccisione del capitano dell’Arma dei Carabinieri Emanuele Basile e del procuratore Gaetano Costa, con il quale aveva condiviso indagini sulla mafia scambiandosi esiti investigativi in tutta riservatezza dentro un ascensore di servizio del palazzo di Giustizia, che Rocco ebbe l’idea di istituite il pool, di cui entrarono a far parte giovani magistrati quali Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E fu grazie al lavoro istruttorio di Rocco Chinnici e del suo gruppo che, concretizzando e finalizzando quanto già ampiamente intuito dai loro predecessori, si arrivò a colpire duramente per la prima volta Cosa Nostra con il grande processo passato alla storia come il “maxi processo di Palermo”. “Un mio orgoglio particolare” disse Chinnici in una intervista “è una dichiarazione degli americani secondo cui l’Ufficio Istruzione di Palermo è un centro pilota della lotta antimafia, un esempio per le altre magistrature d’Italia. I magistrati dell’Ufficio Istruzione sono un gruppo compatto, attivo e battagliero”. Ma Rocco ebbe anche un altro grandissimo merito: fu lui a capire l’importanza del coinvolgimento dei giovani nella lotta alla mafia, attraverso la comunicazione e l’informazione. “Sono i giovani che dovranno prendere domani in pugno le sorti della società, ed è quindi giusto che abbiano le idee chiare. Quando io parlo ai giovani della necessità di lottare la droga, praticamente indico uno dei mezzi più potenti per combattere la mafia” dichiarava in una nota intervista poco prima della sua morte. Per questo motivo Rocco prese parte come relatore a numerosi convegni, e girò le scuole per parlare direttamente ai ragazzi. E se l’impegno investigativo rappresentò un durissimo colpo alla mafia, probabilmente la sua battaglia per la sensibilizzazione e l’informazione rappresentava un pericolo ancora più grave, perché “ parlare ai giovani, alla gente, raccontare chi sono e come si arricchiscono i mafiosi fa parte dei doveri di un giudice. Senza una nuova coscienza, noi, da soli, non ce la faremo mai”. E questa nuova coscienza crebbe, nonostante la volontà di arrestare con ogni mezzo e ad ogni costo la sua evoluzione. 29 Luglio 1983: Rocco è appena sceso da casa, si è attardato a scambiare due parole con Stefano (Li Sacchi), portiere dello stabile in cui abitava; ad attenderlo fuori il maresciallo Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e Giovanni Paparcuri (che fu l’unico superstite), membri della sua scorta, quando una Fiat 126 verde imbottita con 75 kg di esplosivo viene fatta saltare in aria. Ad azionare il detonatore Antonino Madonia, figlio dello storico boss di Cosa Nostra Francesco Madonia, uno dei principali affiliati al clan dei Corleonesi. Il resto è storia. Non fu sufficiente eliminare uno dei “padri” della lotta antimafia per arrestare un processo ormai in atto: il pool, sua diretta creatura, proseguì il lavoro da lui cominciato; ci fu il maxi processo, ci furono altre vittime illustri, ma la rivoluzione da lui auspicata era cominciata, e la nuova coscienza stava prendendo piede nelle anime del popolo.

di Leandra Gallinella

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