Si fermano le Ong. Qualcuno festeggia …

E sono tre. Le Ong che hanno deciso di fermarsi. Dopo Medici Senza Frontiere, hanno sospeso le attività di salvataggio in mare dei migranti anche Save The Children e Sea Eye. Probabilmente chi voleva che accadesse stra raggiungendo il suo obiettivo. Ed erano in molti: l’Europa, che non vuole i migranti; l’Italia, che dice che non ce la fa più ad accoglierli; Al Serraj, che cerca legittimazione politica. Si voleva che nessuno raccogliesse più in mare le persone che fuggono da guerra, povertà, eucarestie, siccità. Erano troppi, mettiamo un tappo. Però ne dobbiamo uscire puliti. Non diciamo che non ce ne frega niente se la gente muore affogata, diciamo piuttosto che le Ong sono colluse con gli scafisti, che hanno interessi, che sguazzano nel torbido. Non tira una bella aria per le organizzazioni umanitarie che operano nel Mediterraneo del sud. Ma la questione parte da lontano e rientra in un quadro generale di delegittimazione del loro operato, una manovra concentrica, di accerchiamento, che pone loro sul banco degli imputati invece che i governi. Come se salvare vite in mare fosse un reato, il reato “umanitario”. Rientrano in questo quadro le parole del procuratore di Catania Zuccaro che parlava di complicità tra Ong e trafficanti di uomini, e rientra in questo quadro il codice Minniti che impone, tra le altre cose, ispezioni armate della polizia a bordo delle navi salvavite. In tutto questo la Libia, o perlomeno quella parte di Libia che gode del sostegno dell’Occidente, si è prestata al gioco. Ha dato una mano a tirare su quel muro immaginario che costringerà gommoni e imbarcazioni piene di disperati che partono dalle coste libiche a ritornare indietro e riccacciare il loro carico di vite nelle prigioni a cielo aperto della Tripolitania. La Libia ha esteso la propria zona SAR ben oltre le 12 miglia nautiche delle acque territoriali, proibendovi così l’accesso alle navi umanitarie. La scorsa settimana una loro motovedetta ha addirittura minacciato con le armi una nave della Ong spagnola Proactiva Open Arms. Nel frattempo gli sbarchi in Italia sono diminuiti. E pare che a noi tanto basti.

di Valerio Di Marco

Print Friendly, PDF & Email