LE DEBOLEZZE DELL’ITALIA SUL CASO REGENI

Il primo a gettare la maschera è stato il ministro degli esteri egiziano Sameh Shoukry: “Ora auspichiamo il ritorno del turismo italiano”, ha detto il titolare del dicastero del governo Al Sisi all’indomani della decisione del nostro esecutivo di rimandare il nostro ambasciatore al Cairo. L’ansia che riprendano le relazioni tra Italia ed Egitto, del resto, è diffusa a tutti i livelli. Ma come sempre accade, sono principalmente ragioni economiche a generare tanta premura. Sarebbe ingenuo negarlo. Ma i tempi e i modi, quelli sì, si possono condannare. Innanzitutto perchè la decisione italiana è stata presa la sera prima di Ferragosto, quando la gente è in ferie, gli uffici sono vuoti e il pensiero di tutti è rivolto più alla grigliata del giorno dopo che alla politica internazionale. Ma soprattutto non è stata accompagnata, nè preceduta, da nessun passo avanti significativo nella ricerca della verità. Per questo i genitori di Giulio Regeni hanno chiesto una “scorta mediatica” per quando si recheranno al Cairo all’inizio di ottobre, o forse anche prima, per cercarla loro, la verità. La vicenda sta cadendo nell’oblio e l’unica cosa che resta alla famiglia del giovane ricercatore ucciso e torturato in chissà quale cella segreta del regime egiziano è il supporto degli organi d’informazione. In un mondo ideale si fermerebbero le commesse di Eni, Technip, Italcementi e delle altre quasi cento grandi imprese che operano nel paese nordafricano; in un mondo ideale il nostro governo terrebbe il punto nel pretendere da Al Sisi nomi e cognomi dei responsabili; in un mondo ideale i paesi teoricamente nostri alleati ci darebbero sostegno, e invece Francia e Gran Bretagna hanno pensato solo a riempire i vuoti lasciati dall’Italia nell’ultimo anno e mezzo, privilegiando i loro interessi strategici nell’area, mentre gli Stati Uniti – stando alle rivelazioni del New York Times – dicono che ci avevano fornito un dossier dettagliato ma noi l’abbiamo ignorato. Il tutto per indebolirci agli occhi del mondo. Ci lasciano soli, approfittano di noi, ci sbertucciano, e il nostro governo scarica la sua debolezza sulla famiglia Regeni e su quanti chiedono giustizia.

di Valerio Di Marco

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