L’omicidio impunito di Pablo Medina e Antonia Almada

In terra latino americana sono noti e frequenti fatti di cronaca che vedono intrecciarsi le strade di mafia e presunta legalità, di omicidi e sparizioni legati a traffici di droga e persone. Spesso si tratta di questioni che sfiorano soltanto di striscio il corso della giustizia, e che passando per i quotidiani finiscono ben presto nel dimenticatoio.
Impunito ad oggi, ma sicuramente non dimenticato, è l’omicidio del giornalista Pablo Medina, ucciso in Paraguay il 16 ottobre del 2014 insieme alla sua assistente Antonia Almada, fermati e uccisi mentre i due si trovavano alla guida di un camioncino in una strada rurale. Impegnati in una lotta in cui si combatte tramite prove e parole, armati soltanto di penna, i due combattevano contro la corruzione del proprio paese: nello specifico Medina, corrispondente per Abc Color, stava indagando sul traffico di marijuana della zona e già in passato aveva “dato fastidio” denunciando i legami che univano traffico di droga alla politica.
Trascorsi due anni, nonostante l’opinione pubblica non sia zittita riguardo il martirio dei due giornalisti, giustizia non è stata ancora fatta. Sono stati infatti arrestati soltanto uno dei due presunti sicari – Flavio Acosta, che si trova in Brasile in attesa di estradizione, che viene ritardata in ogni modo – mentre è ancora libero Wilson Acosta; catturato invece il presunto mandante dell’omicidio, l’ex sindaco di Ypejhú, Vilmar “Neneco” Acosta, recluso in carcere in attesa di processo ormai da mesi.
Escamotage e strumenti – permessi dalle norme del Paraguay – che rendono possibile un continuo rinvio a giudizio anche per i sospettati, e che allontanano verità e giustizia e soprattutto rendono, agli occhi della comunità paraguaiana e soprattutto di chi lotta per l’informazione, difficile credere che sia giusto lottare ancora oggi per portare a galla verità scomode.

di Giusy Patera

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