Il porto etrusco di Pyrgi

ln una lingua di terra compresa tra la strada statale Aurelia ed il mare Tirreno, tra le località di Cerveteri e Santa Marinella, c’è Pyrgi. Un’area archeologica,  antico porto e santuario etrusco.

Il nome deriva dalla versione greca di Pyrgoi che significa “torri”. Il santuario era dedicato alla divinità di Uni, la Suprema dea del pantheon etrusco, la dea del Cosmo, insieme al marito Tinia e alla dea Minevra formano un’ importante triade, il cui figlio è l’eroe Hercle. Uni si identifica nella dea greca Era e in quella romana, Giunone.  L’adorazione di Uni, portò ad essere Pyrgi, un santuario rinomato in tutto il mondo mediterraneo.

Pyrgi conobbe il saccheggio, da parte di Dionisio di Siracusa nel 384 a.c. La zona portuale era collegata a Caere, l’odierna Ceri, da una strada lunga tredici chilometri e larga circa dieci metri. Ciò favoriva lo spostamento delle merci nell’entroterra etrusco, portando sviluppo negli importanti centri etruschi dell’entroterra. La colonia marittima mantenne la sua funzione per secoli, nonostante le condizioni politiche dell’Etruria e il dilagare della malaria negli anni compresi tra il 190 e il 170 a.c. Forse, anche dovuta al fatto che le numerose ville che insistevano in quel tratto di costa tirrenica, erano diventate una sorta d’impianti per le colture ittiche.

ll porto rimase attivo come testimoniano molti ritrovamenti, fino ai tempi dell’imperatore Traiano. Poi, durante il periodo dell’imperatore Adriano, si ridimensionò ad approdo per piccole barche. Nel 1956, dopo il ritrovamento di alcuni manufatti di terracotta, iniziarono gli scavi nell’area, curati dalla Soprintendenza per l’Etruria Meridionale in collaborazione con la sezione di Etruscologia dell’Università di Roma. Il ritrovamento più importante è stato quello di tre lamine d’oro. Le lamine auree sono un trittico costituito da una coppia scritta in etrusco e fenicio e da una terza solo in etrusco. Queste sono state trovate nell’area definita sacra, arrotolate come involtini e avvolte in un pacchetto, in un ripostiglio posto sotto il pavimento di una piazza. Sono incisioni dedicate alla divinità adorata di Uni, Scritte per riconoscenza da Thefarie Velìanas, re di Caere.

Le lamine originali sono custodite nel caveau della Banca d’Italia, le fedeli copie invece sono esposte al Museo Etrusco di Villa Giulia di Roma e nell’Antiquarium di Pyrgi situato a ridosso dell’area archeologica. Durante il periodo romano la colonia marittima assunse sempre di più le caratteristiche di una fortezza.

Nel XI sec. venne edificata la torre Normanna, successivamente nel XIV sec. venne edificato il castello di Santa Severa. Vera espressione dell’architettura dell’alto medio evo, ospita attualmente il Museo Civico di Santa Marinella. Nel suo borgo, ben curato, vengono ospitate molte associazioni che vanno dalla Lipu (protezione degli uccelli) a quella di archeologia, a scuole di pittura.

Nel periodo estivo, il fatto che questo luogo è anche spiaggia libera, può essere meta di una interessante gita culturale che termini con un rilassante bagno nelle acque della costa tirrenica,  crogiolandosi al sole, protetti dall’imponenza del sontuoso castello.

di Antonella Virgilio

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