L’Apollo di Veio

Dio Solare, dio delle profezie, della peste, delle arti e del pensiero.

Veio, città etrusca. Eterna rivale di Roma. Ancora oggi da scoprire. Tratti della cinta muraria, tombe della necropoli, la più antica di tutta l’Etruria, quella delle Anatre risalente al 680 – 650 a.c. Veio, città di culto e di aree sacre. Qui è stata rinvenuta la Statua di Apollo. Nel Santuario dedicato a questo Dio, in una località denominata Portonaccio.

Era il 1916. La Statua’ è un capolavoro in terracotta policroma. Realizzata alla fine del VI sec a.c. da Vulca l’unico artista di cui sia giunto nome. In alcuni punti, sono rimaste impresse nella terracotta, le impronte digitali dell’artista che l’ha modellata. Alto poco più di un metro e ottanta, il Dio indossa un elegante chitone, sembra avanzare a grandi falcate, i suoi capelli sono divisi in trecce e scendono dolcemente sulle sue spalle. Accenna un sorriso, le sue braccia, oggi mancanti, brandivano l’arco e le frecce della sua collera. Era posto in cima al tempio proprio per dimostrare la sua scesa dal cielo sulla sua casa terrena. L’arte greca ionica, traspare nel manufatto, che comunque rimarca fortemente lo stile etrusco.

Un accurato intervento di restauro ha riportato l’Apollo di Veio al suo antico splendore. È esposto presso il Museo Etrusco di Villa Giulia di Roma. Il restauro è stato minuzioso e si è avvalso di tecniche avveniristiche. Una serie di indagini scientifiche lo ha preceduto. La fluorescenza a raggi X è stata la tecnica per riconoscere la tipologia dei colori usati. Si è poi arrivati alla conclusione che la sua cottura sia avvenuta in una unica soluzione. Questo fatto dimostra le grandi capacità tecniche e creative degli etruschi.
L’opera di restauro è stata completamente svolta nel Museo di Villa Giulia nella sala dello Zodiaco. Ciò ha permesso ai visitatori di osservare i tecnici attraverso una vetrata, mentre procedevano nelle complicate e affascinanti operazioni di “lifting Storico”.

Un sito web di informazione dei Beni Culturali è stato l’occhio discreto che quotidianamente, riprendeva l’opera dei restauratori. Oggi lo si può ammirare nella sala del museo, dedicata solo a lui, al Dio Apollo. Una sensazione unica che quasi fa venire un nodo alla gola. Sarà forse la sua dimensione ad altezza d’uomo, i sui lineamenti semplici ma allo stesso tempo degni di una divinità. Sarà forse per quel sorriso mistico che sembra beffardo, ma allo stesso tempo dolce. Un sorriso che richiama alla mente una bellezza effeminata. Sarà nella semplicità delle sue vesti, dalle trecce dei capelli, che inanellate scendono sulle sue spalle. Sarà perché la semplice mano di uno scultore etrusco ha saputo dare corpo e quasi anima all’argilla. L’Apollo è lì dopo secoli. Si fa guardare e osserva. Fissandolo negli occhi puoi immaginare i devoti etruschi ai suoi piedi. L’Apollo di Veio è soprattutto la testimonianza del grado di civiltà e cultura di un popolo che ha saputo dal fango ottenere la perfezione.

di Antonella Virgilio

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