Desaparecidos nel 2017, la storia di Santiago Maldonado

La parola desaparecidos rievoca fatti e tragedie lontane. L’Argentina della dittatura militare, persone arrestate che spariscono nel nulla. La parola desaparecidos è una parola forte. Fa paura perché porta con sé morte e assenza di libertà. Sotto il regime della Giunta militare furono 30.000 i dissidenti, o presunti tali, scomparsi.

La parola desaparecidos torna oggi a fare capolino tra articoli di giornale, pagine online e, soprattutto, nella testa di molte persone. Perché anche nel 2017, più di trent’anni dopo la dittatura, può capitare che qualcuno venga arrestato e faccia perdere le sue tracce.

È successo a Santiago Maldonado, artigiano di 28 anni, scomparso dal 1 agosto. L’ultimo avvistamento ufficiale è quello a Cushamen, nella provincia di Chubut, in una manifestazione promossa da i Mapuche, un gruppo indigeno che abita la Patagonia argentina e cilena. Protestato chiedendo la liberazione di Facundo Jones Huala, leader del movimento di occupazione delle terre, il RAM, Resistencia Ancestral Mapuche. Terre sottratte agli indigeni oltre un secolo fa e vendute dallo stato a grandi proprietari e industriali.

A protestare insieme agli indigeni c’era anche Santiago. Alcuni amici lo vedono cadere, altri salire incappucciato su una camionetta della polizia. Da quel momento nessuno ha più sue notizie.

L’ipotesi più inquietante è che sia stato rapito dalla stessa Gendarmeria Nacional, oppure colpito da un proiettile vagante e il corpo nascosto per evitare lo scandalo.

Da subito la famiglia ha iniziato le ricerche, chiedendo aiuto alle associazioni umanitarie e arrivando fino alla Commissione per i Diritti Umani dell’Organizzazione degli Stati Americani. Un passaparola mediatico fomentato soprattutto i giornalisti di “Comunicadores de la Argentina”: “Chiediamo il vostro aiuto perché diate notizia della sparizione forzosa di Santiago Maldonado, come tale è stata definita dalla procura che si occupa del caso a dagli organismi per i Diritti umani. Vi sollecitiamo a chiedere del detenuto-desaparecido in ogni occasione che vi si presenti, davanti ai rappresentanti diplomatici, ai funzionari del governo argentino che visitano i vostri paesi e anche agli artisti, sportivi ed accademici”.

Per mantenere la luce accesa e l’allerta alta, dove qualcuno vuole il buio e il silenzio.

di Lamberto Rinaldi

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