Concetta Candido: la disperazione della disoccupazione

Quante volte ci siamo detti “disperati”?….E quante volte “ci è caduto il mondo addosso”?….Ma cosa significa esattamente “essere disperati”?…Disperato è chi non ha più alcuna speranza per il futuro, chi non ha più nulla da perdere ed è disposto a qualsiasi cosa, anche compiere gesti estremi per tentare il tutto per tutto. Come Concetta Candido, che lo scorso 27 Giugno si è data fuoco presso un ufficio Inps di Torino. La storia di Concetta è, purtroppo, una storia come tante; dipendente di una società gestita dagli stessi titolari della birreria di Settimo Torinese nella quale faceva da anni le pulizie, improvvisamente Concetta si è ritrovata senza lavoro, quel lavoro da soli 600,00 euro mensili che lei si faceva bastare per condurre una vita dignitosa. Fino al 13 Gennaio, giorno in cui è stata licenziata, e che ha segnato l’inizio del suo calvario.

Prima, il rifiuto dell’azienda per la quale lavorava di liquidare il Tfr; alla richiesta di Concetta (che non aveva molti risparmi su cui contare) di avere quanto le spettava, la titolare (che era una sua amica) le avrebbe risposto di avere difficoltà nel pagarglielo, costringendo Concetta a indebitarsi. Poi, l’INPS. Il 24 Gennaio, pochi giorni dopo il licenziamento, Concetta ha presentato regolare richiesta per ricevere il sussidio di disoccupazione. La prima risposta da parte dell’Inps arriva dopo tre mesi, il 27 Aprile: tre mesi per accertare la mancanza di un certificato, senza il quale la richiesta di Concetta non può essere processata. Al momento del licenziamento Concetta era in malattia, e per liquidare la pratica era necessario un certificato medico attestante la riacquistata capacità lavorativa, certificato che nessuno, prima di quella data, le aveva mai chiesto, nonostante Concetta si fosse più volte recata presso gli uffici competenti per chiedere delucidazioni sullo stato della pratica. Presentato il 26 Maggio, ha consentito lo sblocco della pratica e il pagamento del sussidio con valuta 26 Giugno, dopo cinque mesi dalla presentazione della domanda. Cinque lunghissimi mesi sospesi in un limbo di impotenza e disperazione.

Cinque lunghissimi mesi senza sapere come far fronte alle necessità quotidiane, e senza nemmeno riuscire a intravedere uno spiraglio di salvezza. Finché Concetta non ha più retto. Scriveva in un post su Facebook datato 18 Giugno: “ (la legge Fornero) privilegia i datori di lavoro e non garantisce futuro ai lavoratori. Che successivamente chiedono aiuto alle banche. Facendo così aumentare i debiti dei privati cittadini. Finché un pover’uomo dall’esasperazione decide di farla finita”; un grido di aiuto, un appello che non è stato ascoltato. Concetta, in preda alla disperazione, si presenta presso l’ufficio Inps dove era stata inoltrata la domanda di sussidio; attende regolarmente il proprio turno, finché giunta alla scrivania dell’impiegata addetta alle pratiche di disoccupazione si cosparge di alcool e si da fuoco. Un gesto estremo che ben rappresenta la condizione di migliaia di cittadini che si ritrovano da soli a fronteggiare il dramma della disoccupazione, sempre più schiacciati dai debiti che sono impossibilitati a pagare e da uno Stato assente che non tutela nemmeno i diritti fondamentali come quello ad una esistenza dignitosa.

Concetta, ricoverata a lungo presso il Centro Grandi Ustionati del Cto con il 25% del corpo ricoperto da ustioni, oggi ce l’ha fatta; ha subito trapianti di pelle, è stata sottoposta a cure intensive contro le infezioni e le complicazioni respiratorie ed è seguita da una psicologa, ma è pronta a riaffacciarsi a una nuova vita, e a proseguire la sua battaglia contro l’Inps (che a settembre non aveva ancora liquidato gli arretrati) e contro le istituzioni affinché vengano presi provvedimenti concreti a tutela di tutte quelle persone costrette a confrontarsi con il dramma della disoccupazione.

di Leandra Gallinella

Print Friendly, PDF & Email