Gli stratagemmi delle multinazionali per sfuggire alle tasse

Qualcuno potrebbe affermare che, in fondo, non fanno altro che sfruttare a proprio vantaggio le mancanze del sistema. Il problema è che loro stessi hanno contribuito a creare un sistema pieno di fallacie. Loro sono le multinazionali, che ogni anno spendono miliardi di dollari nell’azione di lobbying. I Paradise Papers, la gigantesca fuga di notizie, rivela le astute architetture che i colossi societari utilizzano per eludere la tassazione.

I documenti ci svelano come la Nike riesca a ridurre l’ammontare di tasse dovute attraverso varie entità legali, alcune delle quali tecnicamente non basate in nessun luogo. Apple, invece, ha trasferito parte delle sue proprietà quando l’Irlanda ha deciso di inasprire le sue regole fiscali. Anche Twitter e Facebook vengono collegati con investimenti offshore.

Poi, c’è Google. Il gigante tecnologico, anche se non appare nei documenti dei Paradise Papers, è al centro di un braccio di ferro con l’Unione Europea sulla questione fiscale. L’azienda ha nei giorni scorsi affermato che continuerà ad investire in Europa ma vuole tasse più semplici. Come se il problema fosse burocratico. Google ha in realtà posto il suo domicilio europeo in Irlanda, dove la tassazione è tra le più basse dei paesi avanzati, e, mediante diversi meccanismi, riesce ad eludere imposte in tutto il continente per milioni di euro.

Il punto centrale è che tutti questi espedienti sono completamente legali. Le leggi non valicano i confini e nonostante le diverse istituzioni sovranazionali, ancora non si è arrivati ad un accordo che ponga nuove regole che valgano a livello internazionale.

Negli ultimi decenni, si assiste di pari passo ad una tendenza globale di riduzione delle tasse su plusvalenze e dividendi. Solo le tasse su consumi e salari, che valgono per tutti, rimangono alte. Questa tendenza persiste nonostante sia stata provato che non ci sia alcun legame tra minori aliquote e maggior crescita. Anzi queste regole hanno solo creato una maggiore concentrazione di ricchezza.

I colossi si sono arricchiti e così i loro azionisti. Aumenta la ricerca di rendite in modo che i soldi, invece, di finanziare attività produttive vengono spesi in yacht e jet privati (come confermano ancora una volta i Paradise Papers).

Le conseguenze ricadono sulla restante parte della popolazione, che vede ridursi i sistemi di welfare pubblici. Come la recente crisi ha messo in luce, tutte le grandi società vogliono sfruttare le tutele e i salvataggi pubblici ma nessuno vuole pagare per questi. Persino i grandi colossi tecnologici non sarebbero esistiti senza gli investimenti statali, senza l’invenzione di internet, e quindi senza la ricerca pubblica, tutte cose che si finanziano con le tasse.

di Pierfrancesco Zinilli

 

Print Friendly, PDF & Email