Laurea in due anni invece che tre. L’improbabile risposta UK alle stratosferiche tasse universitarie e alla crisi dell’università post-Brexit.

L’Inghilterra ha intenzione di rendere le lauree triennali condensate in due anni un’opportunità diffusa. La motivazione ufficiale presentata dal governo conservatore è quella di rendere possibile l’accesso all’università a chi resta escluso dai percorsi triennali, giudicati eccessivamente lunghi. La reale logica dietro questa decisione rientra però in un più ampio discorso sulle disuguaglianze interne al Paese e sui pericoli della Brexit e riguarderà tutti gli studenti. Vediamo cosa sta succedendo.

Le lauree biennali, da alcuni anni già possibili in Inghilterra, condensano il contenuto di tre anni in due, incluse le ore di lezione, con pause più ridotte durante l’anno e utilizzando anche i mesi estivi. Nel modello inglese infatti nel periodo tra giugno e fine settembre gli unici studenti a sostenere esami sono coloro che non hanno raggiunto la sufficienza in un esame o che per qualche motivo non hanno potuto sostenere le prove. A differenza della sessione di settembre italiana, questa soluzione riguarda un numero estremamente limitato di studenti.

A causa del tetto massimo stabilito dal governo per le tasse universitarie, il costo annuale di queste lauree è fino adesso rimasto lo stesso di quelle triennali. Il risultato è che questa tipologia di laurea, più costosa per le università che devono retribuire insegnanti anche d’estate e problematica per i professori che si vedono sottratto tempo prezioso alla ricerca estiva, non ha registrato particolari favori, se non in alcune università e certamente non nelle più prestigiose. Con la decisione del governo conservatore di alzare il tetto limite delle tasse per queste lauree a 11.100 sterline annue (a fronte delle 9.250 per le lauree triennali), l’idea è che questa tipologia di laurea si diffonda.

Il mantra ufficiale è che questi corsi servirebbero per attrarre i cosiddetti mature students, ovvero gli studenti che decidono di intraprendere un percorso universitario dopo i 25 anni, spesso anche studenti con famiglia, e gli studenti part-time, che potrebbero preferire interrompere la propria carriera per due anni rispetto ad ottenere una laurea triennale part-time in sei. Ma anche un potenziale svecchiamento del sistema universitario inglese si aggiunge alla lista delle ragioni. Tuttavia, la motivazione più evidente per il pubblico e i media inglesi è che gli studenti, anche non risparmiando sul costo totale della laurea per se che sicuramente nei prossimi anni raggiungerà i livelli di quella triennale, eviterebbero un anno di maintenance cost, ovvero vitto, alloggio e affini del terzo anno di università.

Per capirci, di fronte all’indignazione, al disgusto e al panico generale delle nuove generazioni per le tasse universitarie più alte del mondo e alle promesse del candidato laurista Jeremy Corbin alle ultime elezioni di abolire le tasse universitarie, e dopo aver cancellato le borse di studio per le spese vive, i cosiddetti maintenance grant, e averle sostituite con prestiti, il governo conservatore ha deciso di puntare su lauree più brevi condensandone i contenuti con la scusa che così gli studenti risparmieranno un anno di spese vive.

Questo è reso ancora più assurdo dal fatto che l’Inghilterra non gioca solo su l’eccellenza accademica nell’attrarre studenti, ma anche sull’esperienza universitaria che le proprie istituzioni offrono, con le più disparate attività e club organizzate dagli studenti, per lo sviluppo delle transferable o soft skills e per socializzare con chi in futuro potrà essere un collega o un contatto, ma anche la possibilità di esplorare il mondo accademico in libertà, avendo il tempo di scoprire le proprie passioni. Un corso di laurea iper intensivo di certo non lascerà altrettanto spazio per sviluppare tutto ciò.

Oltre a questo, la bontà pedagogica del progetto genera alcuni dubbi. L’apprendimento richiede tempo e il sapere va digerito, specialmente se non si mira solamente ad un apprendimento mnemonico ma a essere in grado di utilizzare la conoscenza acquisita. Questo è particolarmente vero nel sistema universitario anglosassone, dove, specialmente nelle materie non scientifiche, è la capacità di rapportarsi criticamente alla materia studiata e di costruire una propria opinione ciò che viene valutato

E’ forse da questa consapevolezza che uno studio di Enrolment Solutions mostra come gli studenti stranieri, specialmente quelli europei, ritengono che una laurea di due anni debba necessariamente costare di meno di una di tre. Appare evidente come quello del governo sia anche un tentativo disperato di preservare l’interesse dei potenziali futuri studenti internazionali ed europei, i cui numeri nel periodo immediatamente seguente al voto sulla Brexit sono già diminuiti e continueranno probabilmente a fare.

Tuttavia, il pericolo più importante resta forse quello di un ancora più acuita disuguaglianza interna al Paese. L’adozione di lauree biennali concentrate come modalità di risparmio rischia di creare nel Regno Unito un sistema a due velocità nel quale chi ha le risorse economiche potrà investire in una formazione più a tutto tondo, mentre le classi meno agiate dovranno accontentarsi di lauree biennali che saranno valutate in maniera differente dai datori di lavoro. E’ lo stesso Ministro dell’Università Jo Johnson a dichiarare che queste lauree non sostituiranno mai quelle dalla classica durata triennale, ma che si rivolgono a una specifica popolazione studentesca. Johnson pensa ai mature students, il resto del Paese alla lower middle e alla working class.

Il problema non sono le lauree biennali in quanto tali, ma la messa a regime di un nuovo rischioso modello senza alcun progetto pedagogico dietro. Questo è solamente un ulteriore passo verso la totale mercatizzazione dell’educazione universitaria e verso sempre maggiori disuguaglianze.

di Giulia Montefiore

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