Ludopatia, allarme per un vizio senza limiti

Dati allarmanti da Milano, Pavia, Varese e le grandi città d’Italia. Luoghi dove il reddito è più alto, il benessere garantito da profitti lavorativi più alti, la sicurezza di una vita non precaria davanti. Eppure, aumentano a dismisura i numeri di quelle persone che dietro alla maschera di un finto benessere e di una teorica stabilità economica, perdono tutto – soldi, serenità, salute e affetti – giocando d’azzardo, vivendo una vita parallela dietro una slot machine.

Il gioco d’azzardo è un settore in crescita, positivamente per lo stato italiano e tristemente allarmante per gli italiani, che nel 2016 hanno scommesso quasi cento miliardi di euro: il 668% in più rispetto a soli vent’anni fa. Un circolo vizioso in cui perdere non è un deterrente per fermarsi, ma per giocare ancora e recuperare. E in cui la vittoria diventa stimolo per continuare, sicuri di aver compreso il meccanismo. Un italiano su due gioca almeno una volta l’anno, e i ludopati seriali sono circa ottocentomila. Molti di loro sono in trattamento, ma molti di più sono quelli che ancora non hanno aperto gli occhi sulla loro malattia: finché si continua a dedicarsi anche ad altre attività, il vizio del gioco può ritenersi sotto controllo. Scatta la patologia nel momento in cui ci si distacca dalla vita reale e la slot assorbe totalmente la persona, diventando un pensiero costante; le conseguenze causate dalla mancata capacità di controllare gli impulsi causano non soltanto perdite economiche quanto difficoltà a mantenere tutta quella rete di relazioni affettive e professionali con cui si deve necessariamente fingere, creando lo specchio di una vita che non è reale.

Sono troppe le storie di giovani agiati, o che comunque hanno un lavoro e una famiglia, che perdono di vista tutto entrando in un meccanismo in cui non esistono rischi e sconfitti e nemmeno più il tempo. Anzi, spesso più soldi si hanno a disposizione e più si ha voglia di rischiare. Il problema alla radice è ampio, e ha una delle cause sicuramente nell’esperienza di chi vive accanto a queste persone: a volte il gioco è un vizio di famiglia o condiviso dagli amici. Si è poi tentati dalla facilità con cui si può giocare: dalla banalità del gratta e vinci alle slot che si trovano ormai ovunque, dai bar alle tabaccherie. Un intervento statale sarebbe auspicabile, ma troppo è il guadagno che finisce anche nelle casse del Paese. Un primo passo sarebbe allora imparare a riconoscere l’abisso in cui si è finiti, a fidarsi degli affetti, a cercare le emozioni, ma quelle vere.

di Giusy Patera

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